Lista propria sì, candidato alternativo no: a Monfalcone lo strappo a metà dei Progressisti
Affrontato l’atteggiamento da tenere con Pd e Sinistra che puntano a una sintesi senza primarie fra Moretti e Bullian

Se certi passaggi decisionali assumono i contorni di un’Odissea, non bisogna dimenticarsi di Penelope, della sua infinita pazienza. E soprattutto, oltre a non perdere il filo, bisogna ben tenere a mente la fine della storia: Ulisse torna a casa, sopravvive alle sirene senza impazzire. Insomma, happy end. Ecco, il parallelo omerico ci sta tutto, con le traversìe che in questi giorni agitano il centrosinistra, perché alla fine, pur irrequieti e in fibrillazione, pare che i Progressisti non strapperanno. Non del tutto, almeno. Torneranno, come Ulisse, a casa. È quanto emerso sullo sfondo dell’assemblea di ieri sera.
La joint venture col Pd, che nelle scorse settimane aveva visto i dieci Strukelj boys (consigliere comunale compreso) prendere la tessera del partito di Elly Schlein, può considerarsi naufragata, senza la consolazione di Nausicaa e la terra dei Feaci, giusto per rimanere in tema epico. «Vedremo nei prossimi giorni con Pizzolitto (segretario dei dem, ndr) come comportarsi, se stralciare la tessera o far finta di niente. ..». Di certo, per il presidente dell’assemblea dei Progressisti Davide Strukelj, «così come concepita, l’affiliazione che senso ha? È naufragata...». Troppo grosso il rospo da mandar giù, cioè la mancata consultazione sul da farsi per la candidatura del Pd, con Gianfranco Pizzolitto a tirare le redini e designare tout court Diego Moretti.
E allora che si fa? Ognuno per la sua strada? Non proprio. Alla fine, anche alla riunione di ieri, pare sia prevalso il buon senso. Perché «l’unità della coalizione è un valore» e, «se non ci cacciano» (ma perché dovrebbero?), con «lealtà» alla fine i Progressisti sosterranno il candidato unico del centrosinistra, chiunque sarà. Con un distinguo: una lista propria, con proprio simbolo, a misurare il peso specifico dei propri consensi alla tornata amministrativa. E, seconda condizione, purché anche i Progressisti abbiano da avanzare un nome, un proprio candidato, con pari dignità rispetto ai due regionali. Magari lo stesso Strukelj, che se stralciata la tessera dem non è più vincolato alle decisioni della segreteria di quel partito e torna quindi sulla piazza? Urgono un nuovo tentativo di sintesi e una conduzione comune.
C’è da interrogarsi, comunque, sull’operazione fusione, andata malamente. I maligni potrebbero pensare che alla fine l’ipotesi della volontà di scalare il partito – sempre ripudiata dai Progressisti – non fosse poi così remota, vista la brevità della liason, ormai agli ultimi, frettolosi baci d’addio. Per Strukelj il punto non è questo. «Non siamo noi a fare gli aut aut o i giochini», ha spiegato nel pomeriggio, prima dell’assemblea che alle 20 pareva comunque ancora in alto mare, ieri.
«Si è lavorato bene fino a un certo punto – ha proseguito –, ma quando poi i due consiglieri regionali si sono autocandidati, perché in fondo questo diceva la loro letterina sottobanco, le cose sono precipitate. Le imposizioni dall’alto, del tipo “O noi o nessuno”, non ci stanno bene. Così non opera una coalizione». «Perché – sempre Strukelj – tutti i candidati hanno punti di forza e debolezza. Non c’è un messia che ci salva tutti. Per contro se il centrosinistra è unitario allora sì che si gioca una partita». Insomma, l’area progressista vuole stare al tavolo come le due metà del cielo a centrosinistra, con una propria proposta. E, si immagina, un ruolo futuro in caso di vittoria. Di andarsene però da soli con una corsa alternativa rispetto a quella di Moretti o Bullian – a seconda di chi rappresenterà Pd, Sinistra e civici – non se ne parla. E, forse, c’aveva ragione Pizzolitto («sarebbe suicidiario», cioè «l’elettorato spazzerebbe via chi si rendesse responsabile dello sfilacciamento»). I Progressisti concordano sul bisogno di evitar primarie: in tempi non sospetti l’han palesato.
Dall’altra parte della barricata il centrodestra se la ride. Luca Fasan, probabile candidato sindaco, bacchetta il centrosinistra: «Di là vedo solo litigiosità che sovrasta tutto». E intanto si professa sempre «a disposizione» per le scelte dei partiti della sua area (novembre sarà un mese decisivo): «In questi otto anni e grazie alla trentennale esperienza di dirigente di Anna Cisint ho maturato una grandissima esperienza. Poi, se son rose fioriranno». Dalla sua, Fasan ha «la possibilità di fare l’amministratore a tempo pieno, grazie a una famiglia che mi supporta in tutto». E se non sono, queste, parole di un candidato in pectore, poco ci manca.—
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