Lista propria sì, candidato alternativo no: a Monfalcone lo strappo a metà dei Progressisti

Affrontato l’atteggiamento da tenere con Pd e Sinistra che puntano a una sintesi senza primarie fra Moretti e Bullian

Tiziana Carpinelli
Un momento dell’assemblea dei Progressisti di ieri sera al Carso in Corso. Katia Bonaventura
Un momento dell’assemblea dei Progressisti di ieri sera al Carso in Corso. Katia Bonaventura

Se certi passaggi decisionali assumono i contorni di un’Odissea, non bisogna dimenticarsi di Penelope, della sua infinita pazienza. E soprattutto, oltre a non perdere il filo, bisogna ben tenere a mente la fine della storia: Ulisse torna a casa, sopravvive alle sirene senza impazzire. Insomma, happy end. Ecco, il parallelo omerico ci sta tutto, con le traversìe che in questi giorni agitano il centrosinistra, perché alla fine, pur irrequieti e in fibrillazione, pare che i Progressisti non strapperanno. Non del tutto, almeno. Torneranno, come Ulisse, a casa. È quanto emerso sullo sfondo dell’assemblea di ieri sera.

Comunali a Monfalcone progressisti pronti ora allo strappo: a sinistra possibili due candidati
Moretti e Bullian: i due consiglieri regionali insieme durante una manifestazione

La joint venture col Pd, che nelle scorse settimane aveva visto i dieci Strukelj boys (consigliere comunale compreso) prendere la tessera del partito di Elly Schlein, può considerarsi naufragata, senza la consolazione di Nausicaa e la terra dei Feaci, giusto per rimanere in tema epico. «Vedremo nei prossimi giorni con Pizzolitto (segretario dei dem, ndr) come comportarsi, se stralciare la tessera o far finta di niente. ..». Di certo, per il presidente dell’assemblea dei Progressisti Davide Strukelj, «così come concepita, l’affiliazione che senso ha? È naufragata...». Troppo grosso il rospo da mandar giù, cioè la mancata consultazione sul da farsi per la candidatura del Pd, con Gianfranco Pizzolitto a tirare le redini e designare tout court Diego Moretti.

E allora che si fa? Ognuno per la sua strada? Non proprio. Alla fine, anche alla riunione di ieri, pare sia prevalso il buon senso. Perché «l’unità della coalizione è un valore» e, «se non ci cacciano» (ma perché dovrebbero?), con «lealtà» alla fine i Progressisti sosterranno il candidato unico del centrosinistra, chiunque sarà. Con un distinguo: una lista propria, con proprio simbolo, a misurare il peso specifico dei propri consensi alla tornata amministrativa. E, seconda condizione, purché anche i Progressisti abbiano da avanzare un nome, un proprio candidato, con pari dignità rispetto ai due regionali. Magari lo stesso Strukelj, che se stralciata la tessera dem non è più vincolato alle decisioni della segreteria di quel partito e torna quindi sulla piazza? Urgono un nuovo tentativo di sintesi e una conduzione comune.

C’è da interrogarsi, comunque, sull’operazione fusione, andata malamente. I maligni potrebbero pensare che alla fine l’ipotesi della volontà di scalare il partito – sempre ripudiata dai Progressisti – non fosse poi così remota, vista la brevità della liason, ormai agli ultimi, frettolosi baci d’addio. Per Strukelj il punto non è questo. «Non siamo noi a fare gli aut aut o i giochini», ha spiegato nel pomeriggio, prima dell’assemblea che alle 20 pareva comunque ancora in alto mare, ieri.

«Si è lavorato bene fino a un certo punto – ha proseguito –, ma quando poi i due consiglieri regionali si sono autocandidati, perché in fondo questo diceva la loro letterina sottobanco, le cose sono precipitate. Le imposizioni dall’alto, del tipo “O noi o nessuno”, non ci stanno bene. Così non opera una coalizione». «Perché – sempre Strukelj – tutti i candidati hanno punti di forza e debolezza. Non c’è un messia che ci salva tutti. Per contro se il centrosinistra è unitario allora sì che si gioca una partita». Insomma, l’area progressista vuole stare al tavolo come le due metà del cielo a centrosinistra, con una propria proposta. E, si immagina, un ruolo futuro in caso di vittoria. Di andarsene però da soli con una corsa alternativa rispetto a quella di Moretti o Bullian – a seconda di chi rappresenterà Pd, Sinistra e civici – non se ne parla. E, forse, c’aveva ragione Pizzolitto («sarebbe suicidiario», cioè «l’elettorato spazzerebbe via chi si rendesse responsabile dello sfilacciamento»). I Progressisti concordano sul bisogno di evitar primarie: in tempi non sospetti l’han palesato.

Dall’altra parte della barricata il centrodestra se la ride. Luca Fasan, probabile candidato sindaco, bacchetta il centrosinistra: «Di là vedo solo litigiosità che sovrasta tutto». E intanto si professa sempre «a disposizione» per le scelte dei partiti della sua area (novembre sarà un mese decisivo): «In questi otto anni e grazie alla trentennale esperienza di dirigente di Anna Cisint ho maturato una grandissima esperienza. Poi, se son rose fioriranno». Dalla sua, Fasan ha «la possibilità di fare l’amministratore a tempo pieno, grazie a una famiglia che mi supporta in tutto». E se non sono, queste, parole di un candidato in pectore, poco ci manca.—

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