Lister: «Ditemi almeno dov’è la tomba di mio fratello»

AQUILEIA. Ancora nessuna notizia di Giuseppe Lister. Il fratello Mario, 68 anni, gradese, pensionato, lo sta cercando, ininterrottamente, da quindici anni e ancora non riesce a darsi pace. Una...

AQUILEIA. Ancora nessuna notizia di Giuseppe Lister. Il fratello Mario, 68 anni, gradese, pensionato, lo sta cercando, ininterrottamente, da quindici anni e ancora non riesce a darsi pace. Una vicenda che ha dell’incredibile, la sua.

Era il 18 dicembre del 1998. Mario racconta che Giuseppe, geometra, era in Congo per lavoro. Si era recato lì per seguire un cantiere. Aveva 50 anni quando è partito. «Quel giorno – spiega Mario, che abita ad Aquileia - ricevetti una chiamata dai carabinieri di Grado. Mi dissero che la Farnesina aveva motivo di ritenere che mio fratello fosse rimasto vittima di un’imboscata da parte dei ribelli congolesi. Il fatto era accaduto nella capitale, Brazzaville. Ho iniziato a contattare ogni giorno la Farnesina ma, da quel giorno, non ho più saputo nulla». Lister è comprensibilmente arrabbiato. «Nessuno si è più fatto vivo. Sono quindici anni che aspetto. Avevo scritto anche al ministro Cecile Kyenge, di origine congolese, ma, anche in questo caso, non ho ricevuto alcuna risposta. Almeno mi avessero scritto due righe. E’ questione di educazione. Non riesco a rassegnarmi. Desidero solo che qualcuno mi aiuti a sapere se Giuseppe è deceduto o meno e dove si trova. Vorrei poter almeno portare un fiore sul luogo in cui è sepolto». Mario ricorda quelle terribili giornate: «Forse Giuseppe si è trovato in mezzo alla rivolta. Pare stesse guidando, nel momento in cui sono scoppiati gli scontri. Alcuni testimoni hanno riferito che è stato ferito ad una gamba. Sono risaliti alla sua identità perché hanno trovato a terra la fotocopia della patente di guida. L’ambasciatore è andato sul posto, dopo tre giorni ma, intanto, di mio fratello non c’era più alcuna traccia. Assieme a Giuseppe, in auto, c’era anche un’altra persona. Anche di lui non si sa più nulla. La legge italiana prevede, dopo dieci anni dalla scomparsa, un certificato di morte presunta. Il certificato è arrivato e con questo hanno chiuso la vicenda anche se non c’è certezza della sua morte. E’ tutto così assurdo».

Elisa Michellut

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