Lloyd Adriatico, un simbolo per l’economia triestina
di Piercarlo Fiumanò
La scomparsa di Giorgio Irneri segna la fine di un’epoca storica per le grandi famiglie triestina. Se ne va l’ultimo protagonista di un percorso industriale unico in Italia. E probabilmente irripetibile in tempi di globalizzazione spinta. Non c’è solo (almeno all’inizio della storia) il controllo pieno di una grande famiglia triestina su un impresa di successo ma anche la forte identificazione fra il management e gli Irneri. Il Lloyd Adriatico fondato dal patriarca Ugo Irneri è stato per anni il simbolo industriale di una famiglia che ha legato il suo destino all’attività assicurativa e al mito e destino economico di Trieste. In una delle più accurate ricostruzioni del sistema economico e sociale triestino di quegli anni, lo storico Giulio Sapelli descrive bene gli ingredienti di questa avventura industriale definita come «uno straordinario fenomeno di crescita aziendale». La Sabauda Assicurazioni (diventerà Lloyd nel 1946) nasce nel marzo del 1936 con pochi capitali e opera nel ramo assicurazione di vetri e cristalli. All’inizio di questa avventura Ugo Irneri raduna intorno a sè nomi storici del grande capitale giuliano come gli Hausbrandt e i Brunner. Lo scoppio della guerra costringe la compagnia a sospendere l’attività che riprenderà nel 1949. Nell’Italia del boom economico il Lloyd si espande nel Paese. Con un salto di anni arriviamo al 1972 quando il fondatore, storico presidente onorario, lascia al figlio Giorgio la presidenza di un gruppo attivo nei rami Danni e Vita e con un organizzazione aziendale che si riconosce nel dna della famiglia. Giorgio Irneri approda al vertice dopo una lunga esperienza come consigliere delegato, amministratore delegato e vicepresidente. Sua è la grande intuizione della polizza a franchigia fissa 4R “Quattro Ruote” destinata a rivoluzionare il rapporto fra gli automobilisti italiani e la Rc Auto. Verso la fine degli anni Sessanta l’ingresso in forze degli svizzeri di Gotthardfinanz (controllata al 47,5% da Swiss Re), che sottoscrivono una serie di aumenti di capitale, sembra poter spezzare nel corso degli eventi il legame fra la famiglia Irneri e il Lloyd. Questa fase complessa e delicata continuerà quando gli svizzeri cedono il 40% del capitale a Ifi e Ifil, le finanziarie della famiglia Agnelli. Ma qui entra in gioco quello che Sapelli definisce “un fenomeno di rigetto culturale da parte della struttura organizzativa». Gli Agnelli non passano a Trieste. Il Lloyd Adriatico approderà in Borsa nel 1985 forte di una robustezza di risultati che le vicende della finanza non riescono a scalfire. Giorgio Irneri lascia la presidenza nel 1988 quando il LLoyd ha un fatturato di oltre 818 miliardi e 1.500 dipendenti. Nel 1995 arriva la svolta. Addio svizzeri, la compagnia entra nella “galassia” Allianz, uno tra i principali attori assicurativi a livello europeo e mondiale, che sotto la guida di Enrico Cucchiani preserva il connubio fra azienda e famiglia: Giorgio Irneri non mancherà mai all’assemblea annuale. Cucchiani (oggi in procinto di trasferirsi alla guida del colosso bancario Intesa San Paolo) rilancia la crescita della compagnia e con la nascita di Allianz Spa realizzerà poi con successo l’integrazione fra il Lloyd Adriatico e le “consorelle” Ras e Allianz Subalpina.
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