Lo chef Morgan vince la guerra antimovida a Trieste

Il patron della Chimerina assolto dall’accusa di disturbo della quiete pubblica. «Su di me si è scatenata una caccia alle streghe»

TRIESTE La “Chimerina” batte la Procura e segna un punto a favore della movida. La battaglia giudiziaria dell’enoteca di via del Pane, gestita dallo chef Luca Morgan, si è conclusa a favore del ristoratore: venerdì scorso il giudice Massimo Tomassini lo ha assolto dall’accusa di disturbo della quiete pubblica. Erano stati gli inquilini che abitano negli alloggi sopra il locale, stufi di dover sopportare il volume della musica, a dichiarare guerra.

Tutto comincia un paio di anni fa, con le denunce dei condomini presentate in Questura. I primi accertamenti della polizia non portano però ad alcun risultato. Ma quelli successivi sì, quando sono i tecnici dell’Arpa a certificare che i decibel emessi dall’impianto audio nello stabile superano la soglia di tollerabilità. Il caso piomba in Procura e la magistratura fa mettere i sigilli sullo stereo della Chimerina.

La cucina dei veleni “incorona” Morgan

Ma Morgan, in passato ex vice-presidente della Fipe e un anno fa vincitore di “Quattro ristoranti”, il programma di Alessandro Borghese su Sky, non si dà per vinto: da un parte fa spostare le casse dal soffitto a un’altra zona del locale, così da non esacerbare gli animi del palazzo, dall’altra accetta la sfida in tribunale ingaggiando l’avvocato Laren Saina. Lo chef avrebbe potuto cavarsela pagando una multa di 300 euro, ma ne fa una questione di principio. Si va dunque a dibattimento, fino all’epilogo dell’altro giorno.


«La ratio della norma (art. 659 codice penale, ndr) - spiega il legale di Morgan - prevede determinati presupposti per condannare l’imputato. La legge, cioè, intende tutelare la quiete pubblica: quindi, per configurarsi un reato, la musica avrebbe dovuto disturbare un numero indeterminato di persone e non solo gli inquilini di un unico stabile».

La vicenda potrebbe in qualche modo fare scuola nell’eterna lotta tra il diritto al divertimento e il diritto al riposo. Un braccio di ferro che si è fatto sempre più teso negli ultimi anni con la fioritura di locali nel centro cittadino. E non solo nel “ghetto” dove si trova la Chimerina: analoghe dispute si combattono, ad esempio, in via Torino e dintorni. O, ancora, in Ponterosso.

L’imprenditore, che è proprietario anche dalla “Chimera di Bacco” e “L’Angolo di Morgan”, è soddisfatto: «A un certo punto, quando ho avuto il dubbio che il mio locale potesse effettivamente disturbare, ho spostato le casse - ricorda il ristoratore - anche perché noi non siamo un discobar che fa intrattenimento, bensì un’enoteca con cucina. Poi però in tribunale ho voluto andare in giudicato perché qui a Trieste si è creata una sorta di caccia alle streghe, come se si volesse colpire me, e chi come me, per dare una lezione al nostro settore. E allora - continua lo chef - ho voluto che si facesse pienamente giustizia. Ho vinto».

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