Lo Stato fa causa all’avvocato “razzista”

Una causa (per discriminazione razziale in chiave antisemita) tira l’altra. Nella seconda di queste due cause, però, a reclamare i danni all’autore delle parole incriminate (proferite nientepopodimeno che da un avvocato, in Tribunale, mentre difendeva un politico accusato proprio di istigazione all’odio razziale) non è solo la persona che s’è sentita offesa (a sua volta un avvocato) ma pure lo Stato.
Ieri, infatti, in occasione di una delle udienze preliminari davanti al giudice Guido Patriarchi a carico di Giuseppe Turco (l’avvocato udinese con casa vicino a Trieste per il quale il pm Federico Frezza chiede il rinvio a giudizio per odio razziale e diffusione di idee fondate sulla superiorità razziale) l’avvocato Marco Meloni, da locale rappresentante dell’Avvocatura dello Stato, ha presentato l’atto di costituzione di parte civile, da parte anzitutto del Viminale e poi anche del ministero della Giustizia e della Presidenza del Consiglio dei ministri, contro lo stesso Turco. Il risarcimento preteso qui dall’avvocato Meloni, per «danni patrimoniali e soprattutto non patrimoniali cagionati allo Stato italiano dal reato per cui si procede», viene indicato «in via simbolica in diecimila euro», dal momento che i fatti attribuiti a Turco, «avvenuti in un’aula giudiziaria» sfociano nel «turbamento dell’ordine pubblico, della pace sociale e della civile convivenza» e minano inoltre «la tutela della libertà religiosa» a danno dell’«intera collettività». C’è pure l’aggravante: che tutto ciò sia capitato «a Trieste, città cosmopolita e multireligiosa che ha avuto dalla storia il triste privilegio di ospitare l’unico campo di sterminio nazista in Italia e di essere stata scelta per la dichiarazione dell’entrata in vigore delle leggi razziali», nel ’38, in piazza Unità, per bocca del Duce in persona.
L’avvocato Turco, in particolare, è accusato dal pm Frezza di aver dato dell’«ebreo querelante» in un senso e in un contesto ritenuti altamente dispregiativi (con frasi del tipo «l’ebreo non ha firmato la querela» e «l’ebreo dice nella querela che è orgoglioso di essere ebreo») al collega avvocato Alberto Kostoris. Erano i giorni del processo davanti al giudice Giorgio Nicoli (processo poi chiuso con il patteggiamento a duemila euro di multa e le scuse dell’imputato alla comunità ebraica) a carico del consigliere provinciale leghista Paolo Polidori, che lo stesso Kostoris aveva denunciato e spedito alla sbarra per aver detto e ribadito pubblicamente nel 2012 che «il potere finanziario mondiale è in mano a un sistema giudaico-massone». Polidori, all’epoca, era difeso proprio dall’avvocato Turco. Dopo quelle “frasacce” fu sostituito dal collega Davor Blaskovic. Ieri, dunque, Turco s’è ritrovato da difensore a difeso. È assistito dall’avvocato Edoardo Longo, attuale legale in altri procedimenti, che nulla c’entrano con questo, del leader di Trieste libera Roberto Giurastante. Lo stesso Turco, a dire il vero, non ha mai nascosto simpatie indipendentiste, nel suo caso chiaramente filo-friulane. Durante l’udienza di ieri l’avvocato Longo si è opposto all’istanza di costituzione di parte civile da parte dello Stato, sostenendo si tratti sostanzialmente di una questione tra privati, mentre nulla ha avuto da ridire sulla contestuale costituzione di parte civile di Kostoris, qui assistito dall’avvocato Piero Fornasaro. Il giudice Patriarchi nha aggiornato il procedimento al primo ottobre, riservandosi proprio in quell’occasione di esprimersi sull’ammissione o meno, come parte civile, dell’Avvocatura dello Stato contro Turco.
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