Lo storico negozio per bebè chiude dopo 50 anni

TRIESTE Su uno scaffale spuntano alcuni bambolotti degli anni '80, unico ricordo rimasto di un periodo d'oro per gli affari, quando nel negozio si registrava un continuo via vai di clienti, triestini e d’oltreconfine. Quei bambolotti servivano come manichini per le tutine dei neonati e un cliente ne ha anche comprato uno in questi giorni, a mo’ di cimelio. Sì perché dopo 50 anni di onorata attività, chiude Cip e Ciop, lo storico negozio di abbigliamento, attrezzature e accessori per l'infanzia in via Battisti 12. Al momento è in corso una svendita totale, con la merce scontata del 50%, poi le serrande si abbasseranno definitivamente entro la fine di agosto o ancora prima, se la merce dovesse esaurirsi.
Una decisione sofferta ma inevitabile quella presa dal titolare Elio Sigmund, alla guida del punto vendita fin dalla nascita, provocata da un calo drastico delle vendite in particolare negli ultimi due anni. «A Trieste come in altre città c'è una forte crisi che sta colpendo i negozi di piccola e media grandezza - sottolinea -, ma chi vende prodotti di marca deve fare i conti anche con la concorrenza di internet, che spesso applica tariffe molto più basse. Qui da noi la gente entra, osserva i capi e li confronto magari con quelli visti online a un prezzo inferiore. Succede di continuo. Impossibile far capire che un negoziante ha diverse spese per mantenere il proprio spazio. Ci sono anche i grandi magazzini con prezzi molto concorrenziali e i guadagni si sono azzerati».
Sigmud spiega che negli ultimi due anni ha dovuto attingere ai propri risparmi per mantenere il negozio in vita, ma adesso basta. «Ci sono sicuramente altri commercianti nelle mie stesse condizioni, penso che in molti avranno vita dura nei prossimi anni. Dispiace sì lasciare, ma è inevitabile. Tanta gente adesso legge della prossima chiusura dalle vetrine, entra, si dice dispiaciuta per la cessione dell'attività. Quello che fa più piacere sono le attestazioni di affetto: molti clienti storici passano anche soltanto per un saluto, ricordando magari quando hanno comprato le prime scarpine per il figlio, o raccontando aneddoti legati al giocattolo o all'abitino preferito. Siamo stati tra i primi ad avere marchi come la Chicco, molto conosciuti e apprezzati, tantissime famiglie triestine hanno fatto compere da noi». Il periodo migliore? A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando il negozio era sempre pieno. «Ho visto arrivare intere generazioni, bambini divenuti poi genitori, tornati qui per scegliere prodotti per i propri figli. Oltre ai triestini poi c'è da ricordare il grande afflusso di persone che arrivavano dai Paesi dell'Est e che compravano di tutto. È stato un momento straordinario per il commercio triestino, ricordo imprenditori che venivano dall'ex Jugoslavia e compravano merce in blocco, tantissimi pezzi, che poi rivendevano nel proprio Paese».
Sigmund era in affitto nell’ampio locale di oltre 100 metri quadrati. «È un negozio bellissimo, che ho cercato sempre di rinnovare e mantenere al meglio a livello strutturale. Sono arrivato qui proprio quando questo palazzo storico veniva ristrutturato e la zona è ancora bella. Per il commercio però sono tempi duri, credo che adesso funzionino meglio i servizi, come quelli dedicati all'estetica. Per quanto mi riguarda mi fermo, ma non sono ancora pronto ad andare in pensione, vedremo se mi verrà in mente qualche nuova idea per il futuro».
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