Lo storico palazzo Nale ha un nuovo proprietario
Sta per rivivere, dopo un lungo periodo di abbandono, uno degli edifici storici più belli e maestosi di Gorizia: l’ormai quasi centenaria palazzina Nale, situata al numero 205 di corso Italia,...

Sta per rivivere, dopo un lungo periodo di abbandono, uno degli edifici storici più belli e maestosi di Gorizia: l’ormai quasi centenaria palazzina Nale, situata al numero 205 di corso Italia, proprio all’angolo con la via Ariosto. Al termine di una laboriosa operazione di compravendita, curata dall’agenzia immobiliare Zanon, lo stabile – che lo storico Sergio Tavano definisce come «l’architettura goriziana più appariscente tra quelle riconducibili al periodo liberty» – è stato ceduto dagli ultimi proprietari, vale a dire gli eredi della notissima famiglia Viatori, a un imprenditore isontino.
Un professionista che per ora preferisce restare nell’ombra ma che – come vedremo – nutre progetti ambiziosi per il recupero della struttura, nei limiti dei vincoli imposti dalla Soprintendenza alle Belle Arti. Il prezzo dell’operazione immobiliare rimane top secret.
Prima però è opportuno sfogliare qualche pagina di storia locale, per ricordare che, fino al 1921, il terreno su cui sorge il palazzo era di proprietà del cavalier Paolo Klodic de Sabladoski, commissario superiore presso il governo marittimo di Trieste. Il 5 febbraio di quell’anno fu acquistato dall’impresa edile “Fratelli Nale”, che decise di costruire l’edificio come sede ufficiale e di rappresentanza, affidandone i lavori all’ingegner Mario Allasia. L’ultimazione dell’opera risale all’11 gennaio 1924. Erano, quelli, gli anni in cui Gorizia stava attraversando un periodo di floridità economica, ricco di commerci, traffici e di espansione edilizia.
Questa avveniva, in particolare, proprio nel tratto terminale del Corso, nato nel 1860 per collegare il centro storico alla stazione ferroviaria “Meridionale”. Come detto, il professor Tavano inserisce la palazzina Nale nel novero del liberty goriziano, che si espresse soprattutto attraverso il genio di Max Fabiani (vedi il Trgovski Dom di corso Verdi) e l’elaborazione di altri noti architetti come Girolamo Luzzatto e Gino Zaninovich, progettisti tra l’altro di due edifici a loro volta abbandonati da tempo: il primo l’ex Banca d’Italia di via Codelli (1912), il secondo l’ex Cassa ammalati, poi Provveditorato agli studi di via Leopardi (1914).
Nella palazzina Nale, le lesene a bugne e le cornici marcapiano, unitamente alla caratteristica torretta, conferiscono all’edificio un aspetto severo, tipico di una tradizione ben radicata in città e che rimanda alle architetture di stile eclettico. Il tutto, però, è mitigato dai giochi di colore tra le varie parti della facciata, per cui l’effetto cromatico finisce quasi col prendere il sopravvento sulla scansione delle superfici. Il portone d’ingresso è collegato con un affascinante vano scale a schema quadrangolare. Rimarchevoli, sempre sulla facciata, le decorazioni con rami di melograno, con nastri che s’intrecciano fra loro. Un piccolo gioiello destinato a rivivere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video