Lobby venatoria a Palazzo, crociata in difesa di Fido

TRIESTE. «Qualcuno in Consiglio regionale vuole mettere a repentaglio la pelle e il benessere degli animali in cambio dei voti di chi caccia, di chi organizza mostre venatorie e di chi sfrutta gli animali». Gli animalisti sono sul piede di guerra. E scendono in campo tutte assieme, forse per la prima volta, a difesa della legge regionale 20 del 2012 che definisce le norme per il benessere e la tutela degli animali d’affezione nonché del regolamento attuativo approvato lo scorso giugno.
Gli animalisti denunciano infatti le pressioni che i cacciatori stanno facendo, con l’aiuto di alcuni consiglieri regionali “amici”, ai fini di “trasformare” i cani e gli uccelli da richiamo usati per la caccia in «ausili» per l’attività venatoria. Strumenti, insomma, anziché animali d’affezione che, come tali, devono essere trattati nel rispetto della legge e del regolamento approvati dalla Regione. Gli animalisti, naturalmente, gridano allo scandalo spiegando che un cane usato per cacciare non ha diritti o esigenze diversi dagli altri cani ma, all’opposto, necessita degli stessi spazi adeguati al pari degli uccelli da richiamo che non possono vivere bene in gabbiette microscopiche. Al buio.
E così, da qualche giorno, hanno diffuso una petizione diretta alla presidente della Regione Debora Serracchiani raccogliendo a tempo record più di duemila firme: «Non permettiamo ai cacciatori di stravolgere la legge che tutela gli animali» scrivono Astad, tutte le sedi di Enpa, Lav e Oipa, gli Amici della Terra, Ricomincio da Cane, La Cuccia di Monfalcone e il Rifugio di Villotta. E ancora: «Sono in atto altre azioni di sabotaggio della legge per ottenerne una modifica sostanziale volta a favorire licenze ed anacronistici privilegi».
Non basta: «Considerato che tali privilegi - si legge nella petizione che è possibile firmare online sui social network, sui siti delle associazioni e nelle loro sedi - sono pretesi da una esigua minoranza di cittadini, portatrice di interessi venatori e di pratiche non rispettose dell’etologia degli animali che la norma regionale tutela, chiediamo alla presidente la salvaguardia e la difesa della legge 20. E chiediamo che non sia dato spazio a qualsivoglia attacco o pretesa di modifica».
Gli animalisti, ricordando che nel corso dell’ultimo Consiglio regionale c’è stato un acceso dibattito su questi temi, si spingono oltre e fanno sapere che in concomitanza con le prossime elezioni, in piena campagna elettorale, renderanno noti i nomi dei consiglieri che con voto nominale presenteranno o approveranno gli emendamenti tesi a modificare il regolamento in spregio ai diritti e al benessere degli animali.
Il regolamento, approvato dalla giunta regionale e votato all’unanimità dal Consiglio, è un documento dettagliato che la Regione ha redatto per prima in Italia e che, a differenza di simili strumenti normativi, non tratta solo le condizioni nelle quali devono essere tenuti cani, gatti o cavalli ma estende la tutela a pesci rossi, iguana, falchi, criceti e tutti gli animali non convenzionali che ormai “vivono” tra le mura domestiche. Un lavoro certosino basato su dati scientifici e studi riconosciuti a livello internazionale predisposto dal servizio veterinario della Regione e accolto con favore da testate nazionali anche di interesse scientifico.
Ma alcune delle indicazioni non sono state ben digerite dai cacciatori o da chi ad esempio organizza fiere con esposizione di volatili ed altri animali in gabbia. «La maggioranza dei cittadini della Regione - spiegano le associazioni animaliste - ha accolto con il massimo favore la normativa ritenendola segno di civiltà, progresso e rispetto per la biodiversità». Gli animalisti spiegano che questa petizione non è un attacco alla pratica della caccia bensì all’uso strumentale che i cacciatori fanno degli animali, dei loro cani, non considerandoli animali da affezione.
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