L’Ossario sarà “adottato” dalla Pozzuolo

Questa volta la storia è a lieto fine. Diciamolo subito. Lo si deve però alla semplice buona volontà di un maresciallo dell’esercito e a una coppia di visitatori siciliani che, per deporre un mazzo di fiori all’Ossario di Oslavia, ha potuto attendere un giorno e non è dovuta ripartire immediatamente. Nodo del contendere è l’apertura del sacrario militare goriziano. Con i lavori di messa in sicurezza in atto e con il custode in ferie, il monumento è chiuso - e rimarrà chiuso - fino al 27 agosto. Se non fosse che il conto alla rovescia per la commemorazione del centesimo anniversario dallo scoppio della Prima guerra mondiale è cominciato e che il territorio Isontino da anni professa la volontà di diventare capitale del turismo legato alla Grande guerra, poco ci sarebbe da dire. Però, al suddetto anniversario manca meno di un anno e Gorizia punta tutto sul turismo della memoria e se messa in questi in questi termini, la storia non quadra.
Il problema è Onorcaduti. Tagli, tagli e ancora tagli. Non c’è personale sufficiente per tenere aperto. Da Roma lo hanno detto e ripetuto un’infinità di volte e lo ripeteranno ancora perché le cose non possono cambiare dall’oggi al domai. Anche il giornalista e scrittore Paolo Rumiz è rimasto vittima della chiusura dell’Ossario di Oslavia. La sua avventura l’ha raccontata ieri su “La Repubblica”. A differenza della coppia siciliana, lui non si è posto troppi problemi. Non ha chiamato quel numero di telefono scritto in piccolo in calce all’avviso del Ministero della Difesa. Rumiz non si è fermato di fronte un cancello chiuso: ha semplicemente scavalcato e ha visitato la zona sacra come nulla fosse. «Non saranno i passacarte a fermarmi», sentenzia.
Quei “passacarte” magari non hanno fermato lui, ma fermano i normali visitatori. E se anche il maresciallo che ieri ha aperto le porte del sacrario goriziano alla coppia siciliana è pronto a farsi in quattro pur di risolvere il problema, il metodo non è corretto. Non ci si può sempre affidare alla buona volontà dei singoli.
Leggendo l’avviso di chiusura del monumento, chissà quanti visitatori hanno ignorato quel numero di telefono e semplicemente se ne sono andati masticando amaro. La questione andrà avanti almeno fino alla fine dell’anno. Con la chiusura del comando brigata della “Pozzuolo”, una parte del personale oggi in forza alla grande unità dell’esercito impegnata in Libano passerà alle dipendenze di Onorcaduti e la speranza è che Onorcaduti lo impiegherà per tenere aperto l’Ossario. Le richieste ci sono e gli accordi potranno finalmente sanare una questione che va avanti da anni, da quando cioé uno dei due custodi è andato in pensione. Il 2014 è alle porte.
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