L’Osservatorio astronomico di Trieste punta a vendere due sedi

Pubblicati gli “inviti a offrire” per i comprensori di Castello Basevi e Villa Bazzoni Il valore totale è di oltre 7 milioni di euro. Il direttore Borgani: «Spending review»
Foto Bruni 18.03.13 Osservatorio-via Tiepolo
Foto Bruni 18.03.13 Osservatorio-via Tiepolo

Oltre sette milioni di euro. L’Inaf - Istituto nazionale di astrofisica prova a fare cassa, nel segno della spending review e della razionalizzazione logistica delle proprie sedi (e quindi delle spese). Una decisione che, presa a livello centrale dal cda a Roma, ha i suoi riflessi anche su Trieste: sono stati pubblicati infatti i bandi di “invito ad offrire” per alienazioni di due sedi dell’Osservatorio astronomico, la struttura triestina dell’Inaf. Sul piatto per eventuali soggetti interessati l’ente ha messo il comprensorio di Castello Basevi, cioè i cinque edifici e relative aree scoperte per complessivi 4.923 metri quadrati in via Tiepolo 11, e quello di Villa Bazzoni, con i suoi tre stabili (1.889 metri quadrati) e il parco da 6.944 metri quadri di superficie totale. Il prezzo base è stato fissato rispettivamente a due milioni e 900mila euro e, per quanto concerne l’immobile di via Bazzoni 2, a quattro milioni e 310mila euro. In tutto: sette milioni e 210mila.

Le offerte

Nel documento che dà esecuzione a quanto deliberato dal cda Inaf, si specifica come l’Istituto punti ad acquisire «proposte irrevocabili», «valide per un termine di 90 giorni». E che dovranno arrivare alla sede principale dell’Osservatorio astronomico di Trieste (quella di via Tiepolo 11) entro le 12 del prossimo 11 giugno. Poco meno di tre mesi di tempo. L’Inaf ci riprova insomma, dopo che già nel 2007 era stato attuato un tentativo del genere, peraltro andato a vuoto. Con le odierne condizioni di mercato (evidentemente peggiorate rispetto a sei anni fa), in seno all’ente c’è consapevolezza di come questa partita sia particolarmente complicata.

Il direttore

«Non è un impegno a vendere ma un invito a offrire per vedere che interesse ci sia. Poi, eventualmente, nel caso di offerte si valuterà con calma, in rapporto anche alle esigenze scientifiche», fa il punto il direttore dell’Osservatorio astronomico, Stefano Borgani, professore associato di Astronomia al Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste. «La decisione è stata presa dalla sede nazionale dell’Inaf causa spending review», aggiunge. Come specificato nel box qui sopra, la mossa dell’ente vigilato dal Miur rientra in una strategia complessiva che mira anche a tamponare i disagi legati ai tagli nei finanziamenti ministeriali. Quella triestina «non è l’unica sede Inaf in Italia a dover provvedere a ristrutturazioni logistiche - prosegue Borgani - : Trieste ha il vantaggio, in termini di risparmio ottenibile, di essere proprietaria delle sedi, e concentrandole potrebbe avere dei vantaggi sulle spese di gestione e sulla possibilità di lavorare meglio perché tutti assieme». Pure per le strutture Inaf con sede in Sicilia, a Palermo (anch’esse di proprietà), l’Istituto - come confermato dalla “base” centrale romana - ha avviato la procedura propedeutica alla pubblicazione di un bando di “invito ad offrire”.

La soluzione

Ma se i comprensori di Castello Basevi e Villa Bazzoni dovessero essere effettivamente venduti alla fine, che ne sarà dell’Osservatorio astronomico? Andrà trovata una nuova “casa”. Spiega infatti Borgani: «Nel caso di vendita una soluzione potrebbe essere quella di trasferire alla ex Sissa ciò che stava all’Osservatorio astronomico e in Villa Bazzoni. È stato fatto qualche sopralluogo ma non vi è niente di certo e neanche di probabile: solo scenari abbozzati. A una prima valutazione, lo spazio a disposizione dovrebbe essere sufficiente per le nostre esigenze. Siamo aperti comunque anche ad altre soluzioni». La sede ex Sissa di via Beirut è sempre di proprietà della Scuola internazionale superiore di studi avanzati: al momento ospita in un piano spazi utilizzati dall’Ictp.

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