Lotta dei tralicci di Chiampore Nuova causa tra Dcp e Comune

MUGGIA. L’eterna lotta tra la Dcp Telecomunicazioni di Povegliano (provincia di Treviso) e il Comune di Muggia si arricchisce di un nuovo capitolo. Oggetto della nuova querelle una vecchia palazzina servizi a Chiampore che l’amministrazione Marzi ha intimato alla ditta veneta di abbattere per avere così il permesso di costruirne una nuova. La Dcp Telecomunicazioni, invece che ottemperare a quanto richiesto dal Comune, ha deciso di fare ricorso «contro l’autorizzazione del Comune di Muggia per il completamento dell’impianto di telecomunicazioni di Chiampore».
La società ha notificato al Comune l’intenzione di effettuare addirittura un ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Poiché però la legge prevede che mediante l’opposizione al ricorso è possibile ottenere la trasposizione del giudizio in sede giurisdizionale, il Comune di Muggia ha deciso di agire, proponendo così opposizione proprio al ricorso straordinario. Una mossa dettata dal fatto che la trasposizione del giudizio dinanzi al giudice amministrativo può fornire, secondo il parere del Comune, «la più adeguata tutela degli interessi pubblici facenti campo all’amministrazione comunale».
Di fatto quindi la giunta Marzi ha autorizzato la costitutizione dell’amministrazione nel giudizio amministrativo conseguente all’eventuale riassunzione del caso dinanzi al competente Tar, il Tribunale amministrativo regionale.
A raccontare la vicenda è il sindaco Laura Marzi: «Siamo stati costretti a fornire un’autorizzazione unica alla Dcp per erigere una casetta su due piani, di cui uno interrato. Al contempo però abbiamo chiesto che il vecchio manufatto esistente, non più congruo con l’attuale Piano regolatore, venisse abbattuto». La Dcp ha deciso invece di porre resistenza alla prescrizione del Comune.
La rappresentanza, l’assistenza e la difesa dell’amministrazione sarà affidata dagli avvocati Walter Coren e Antonella Gerin. Dal 2010 circa Comune e Dcp sono entrate in conflitto in seguito alla costruzione del traliccio della Dcp - oltre 30 metri - posto a un centinaio di metri dalle case, vicino a San Floriano Ligon, a Chiampore. Ancora sotto l’amministrazione Nesladek, il Comune si era opposto a partire dal 2011 con due diffide alla Dcp, seguite da una ordinanza in cui si metteva per iscritto che «la Dcp non può vantare alcuna autorizzazione o atto di assenso, con conseguente insussistenza dei presupposti volti a legittimare l'avvio dei lavori» del tralicci.
L’atto di sospensione temporanea dei lavori fu impugnato dalla Dcp di fronte al Tar del Friuli Venezia Giulia: prima vittoria dei trevigiani. Da qui il ricorso del Comune al Consiglio di Stato: seconda vittoria della ditta veneta. Ora invece un nuova querelle in vista, questa volta riguardante la palazzina esistente, che l’amministrazione Marzi ha chiesto espressamente venga appunto abbattuta prima della realizzazione di un altro manufatto su due piani. La Dcp ha rifiutato la prescrizione da parte del Comune. Motivo per cui, ancora una volta, si andrà in causa.
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