L’ottico di piazza Unità in pensione dopo 62 anni

Dopo innumerevoli “clic” fatti con la macchina fotografica, dopo aver consigliato migliaia di triestini e di turisti nella scelta degli occhiali più adatti, da sole o da vista che fossero e, soprattutto, dopo aver ammirato per 30 anni Trieste da uno dei punti di vista più affascinanti e suggestivi, cioè da piazza dell’Unità d’Italia, ed essere stato perciò testimone di gran parte degli eventi che ne hanno scandito la storia recente, se ne va in pensione uno degli ottici e fotografi locali più apprezzati, Roberto Gabrieli.
Titolare dal 1987 e fino a pochi giorni fa del negozio “Gab”, situato al pianterreno del Municipio, proseguendo una tradizione familiare che era stata inaugurata nel 1954 dal padre, Alberto, noto ritrattista, e dalla madre, Anna, fotografa anche lei, Roberto Gabrieli, con quella discrezione e quella sobrietà che ne hanno caratterizzato l'intera vita professionale, ha deciso di ritirarsi. «Mi hanno spinto a prendere questa decisione impegni familiari - spiega - ma anche un po’ di stanchezza». «Stando dietro questo bancone - aggiunge, guardando con nostalgia il suo negozio, nel quale fino all’ultimo giorno ha collaborato con lui la figlia Federica - ho sempre affrontato con coraggio gli alti e bassi del commercio, ma credo sia ora di lasciare». Gabrieli parla con ammirazione dei suoi genitori, che aprirono l’attività 62 anni or sono, sempre in quel foro commerciale, sopra il quale si stagliano le statue di Mikeze e Iakeze. «Loro erano fotografi - sottolinea - l’ottica venne dopo. Soprattutto mio padre era molto richiesto, fece i ritratti di grandi attori come Sofia Loren e Giorgio Albertazzi, di comici come Gino Bramieri, di splendide “mule” come Susanna Huckstep. Faceva anche nudi femminili, nello studio attiguo al negozio, suscitando una certa gelosia da parte di mia madre». Qualche anno dopo, quando si liberò il foro attiguo al negozio, che per anni aveva ospitato la ditta Tonon specializzata in ombrelli e cappelli, papà Alberto, con buon intuito imprenditoriale, lo acquistò. «Gli anni ’70 furono i migliori - racconta Roberto - perché gli affari andavano bene, lavoravo con mio padre e mia madre, in un contesto familiare felice e gradevole. Ma stavo con loro molto spesso anche da bambino, loro erano in negozio e io in piazza con gli amici a giocare coi “piattini”». Ma arrivata l'adolescenza, Roberto aveva maturato altre ambizioni. «Volevo studiare medicina - dice - ma il percorso per la laurea era troppo lungo, perciò scelsi filosofia classica e raggiunsi la laurea con due anni di anticipo». Poi un grave episodio: negli anni ’80 Roberto Gabrieli fu sequestrato a scopo di estorsione da un criminale di nome di Marino Vulcano. «Mio padre pagò il riscatto - ricorda Roberto - con grandi sacrifici, ma tornai a casa». A quel punto studiò ottica per due anni, con l'obiettivo di specializzarsi nel settore in cui operava da tempo la famiglia. «Nel 1987 mio padre scomparve all’improvviso - riprende Gabrieli - e mia mamma decise di restare a casa. Mi trovai così da solo, fino all’arrivo in negozio, molti anni dopo, di mia figlia Federica, che da piccola fotografai in braccio a Marco Pannella». Fra i tanti ricordi divertenti, Gabrieli cita quello che vide protagonista un fisico giapponese che lavorava alla Sissa. «Venne da me - spiega - per farsi fare l'esame della vista, perché con gli occhiali che gli avevano dato nel suo Paese vedeva male. Capirci a parole era pressoché impossibile, perché lui parlava solo un po’ di inglese, io nemmeno quello. Eppure, con un po’ di mestiere e vedendo le lenti che usava trovai gli occhiali giusti. Fu talmente felice - sottolinea Gabrieli - che per sei anni continuò a mandarmi cartoline di saluti dal suo Paese». Fra gli episodi bui invece tre furti con scasso e l’alta marea del '69. «Piazza dell’Unità - ricorda - era diventata una piscina, la gente usciva dai portoni nuotando. I danni al negozio, appena rinnovato, furono notevoli, ma ci riprendemmo». Fra gli impegni istituzionali, Gabrieli ricorda le foto fatte ai sindaci: «Da Franzil in poi li abbiamo fotografati tutti. Per loro era comodo scendere le scale e arrivare da me». Il negozio “Gab” rimarrà comunque destinato all'ottica e alla fotografia. Nei primi mesi del 2017, dopo una ristrutturazione, saranno Lorenzo Dambrosi e la sorella Roberta, figli di “Ciso” Dambrosi, recentemente scomparso, anch’egli noto in città nel campo dell'ottica, in quanto titolare dal '62 del negozio di largo Santorio, a proseguire. «La sede principale rimarrà quella aperta 55 anni fa da mio padre - dice Lorenzo - questa in piazza dell’Unità sarà una vetrina destinata ai turisti».
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