Luci spente e hotel chiusi, Trieste anticipa lo stop e diventa città fantasma

Negozi e alberghi hanno scelto di abbassare le insegne prima della decisione comunicata dal governo. I messaggi sulle vetrine: «Insieme ce la faremo»
Il cartello benaugurante affisso nella mattinata di oggi, giovedì 12 marzo, sulla vetrina del negozio Falconeri a Trieste (Foto Massimo Silvano)
Il cartello benaugurante affisso nella mattinata di oggi, giovedì 12 marzo, sulla vetrina del negozio Falconeri a Trieste (Foto Massimo Silvano)

TRIESTE. Prove di città fantasma. Prima ancora che il governo comunicasse in serata la decisione di chiudere bar, ristoranti, e negozi, Trieste aveva già iniziato a fare i conti con strade e piazze deserte. Ieri (mercoledì 11 marzo) infatti hanno chiuso i battenti hotel, boutique ed empori di quartiere. Grandi marchi e realtà familiari, tutti convinti della necessità di sospendere l’attività, visto anche il crollo di clienti.

Lasorte Trieste 11/03/20 - Emergenza Coronavirus, Negozi e Bar Chiusi, Negozio Piazza della Borsa
Lasorte Trieste 11/03/20 - Emergenza Coronavirus, Negozi e Bar Chiusi, Negozio Piazza della Borsa


Porte chiuse fino a inizio aprile e personale a casa, dunque. Una decisione difficile, come detto presa in anticipo a Trieste, e comunicata al personale e ai clienti. La motivazione è stata spiegata attraverso cartelli appesi su vetrine e ingressi o pubblicati sui social: una scelta fatta a tutela di clienti e staff, ma anche alla luce del pesante crollo degli affari, registrato negli ultimi giorni. Hilton, Savoia, Duchi, Modernist e tante altre strutture ricettive sono state tra le prime a chiudere.

«Fino al 2 aprile – spiegava in mattinata Alex Benvenuti dei Duchi – o comunque finché questo momento difficile continua. Quando si potrà ricominciare, saremo pronti a riaprire tutto e a tornare subito alla normalità».

Altri alberghi, pure senza ospiti, hanno deciso di ridurre drasticamente il personale. In piazza della Borsa già ieri erano pochissimi i punti vendita operativi. «Ci scusiamo con la gentile clientela – scrive Calzedonia - ma al fine di contribuire allo sforzo collettivo per il contenimento del contagio, abbiamo deciso, in via precauzionale, di chiudere i negozi per alcuni giorni». «Da domani (oggi, ndr) e fino al 12 aprile Coin ha deciso di chiudere tutti i negozi - comunicava a metà pomeriggio l’ufficio stampa -. Si tratta di una misura precauzionale presa con la consapevolezza che in questo modo sarà possibile tutelare la salute e la sicurezza dei propri collaboratori e clienti».

Foto BRUNI Trieste 11.03.2020 Emergenza Covid 19-chiude il Dubbletree
Foto BRUNI Trieste 11.03.2020 Emergenza Covid 19-chiude il Dubbletree


In via Dante anche Mercerie Servadei salutava il pubblico per il momento. «Il negozio resterà chiuso per qualche giorno a tutela della salute di tutti, finché la situazione sanitaria sarà migliorata». Uscendo un po’ dal centro, nella zona di piazza Perugino, l’abbigliamento DB store comunicava: «La nostra etica professionale e la sensibilità personale impongono la chiusura temporanea fino a data da destinarsi. A malincuore, ma con grande rispetto nei vostri confronti e nei confronti della situazione, vi abbracciamo, sicure di rivederci al più presto». A Montedoro il 45% dei negozi era chiuso, compreso Decathlon, che aveva già interrotto le attività in tutte le sedi in Italia.

Alcuni speravano di poter rimanere chiusi solo questa settimana, in attesa di nuovi sviluppi. Altri già immaginavano una serrata fino al 3 aprile. Anche il brand Bata, con punti vendita nei centri commerciali e in centro, si è fermato. «A tutela di tutti, informiamo che i nostri negozi rimarranno chiusi. Il nostro è un lavoro che svolgiamo con passione e fatto di contatto con le persone, persone come i nostri clienti e i nostri dipendenti, che vogliamo tutelare al massimo delle nostre possibilità. Riapriremo le nostre porte ancora più uniti e forti di prima. Andrà tutto bene». Stessa decisione per Okaïdi, marchio di abiti per bambini, in piazza della Borsa, poco più avanti anche Luisa Spagnoli, così come And. «Chiudiamo fino al 5 aprile per senso civico e per il bene di tutti».

Ma l’elenco è lungo. Altre chiusure in diverse arterie con tanti esercizi commerciali, come viale XX settembre. In molti casi si è ricordata ai clienti la possibilità di fare acquisti online. E sono spuntati anche cartelli ironici, come quello di un librario in piazza Vecchia: «Chiuso per fifa coronavirus, go 86 anni, meio che stago a casa». Ad anticipare lo stop anche tanti bar e ristoranti. «Per il nostro e soprattutto per il vostro bene la gelateria chiude temporaneamente fino a quando sarà necessario - si leggeva da Jazzin -. È una dura decisione, ma un gelato può aspettare, la nostra salute no». 

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