L’ultima verità su Jfk arriva da Trieste E a riscrivere la storia è il medico dell’AsuiTs

il colloquio
L’ultima verità sulla morte di John Fitzgerald Kennedy arriva da Trieste. A scriverla è Aldo Mariotto, medico, specialista in Igiene e Medicina preventiva, attualmente direttore sanitario dell’AsuiTs del capoluogo giuliano. E appassionato storico.
Dopo più di dieci anni di indagini esce ora il suo The day before Dallas (edito da Pendragon, 303 pagine, 16 euro, che sarà presentato oggi alle 18.30 al Caffè San Marco) nel quale Mariotto aggiunge un ulteriore tassello alle conclusioni della Commissione Warren – 28 mila pagine di audizioni –, che stabilì che a sparare a Jfk quel 22 novembre del 1963 a Dallas fu Lee Harvey Oswald. Un lavoro, quello di Mariotto, che gli è valso a fine novembre addirittura l’invito al Jfk Lancer, la convention che ogni anno raccoglie un parterre di storici per ricordare l’assassinio del presidente del Sogno americano. Unico italiano invitato finora a partecipare. «A Dallas sono stato ricevuto benissimo e la mia tesi è stata accolta dagli storici presenti, apprezzata per la documentazione scientifica. Ho fatto un intervento di 30 minuti. Lì ho incontrato anche il tecnico che fece l’autopsia e che ha sempre sostenuto che il cervello sezionato durante gli esami non fosse quello del presidente», racconta Mariotto.
Una folgorazione per la storia dell’omicidio Kennedy arrivata quindici anni fa, proprio a Dallas. «Mi trovavo lì alcuni giorni per un aggiornamento professionale», spiega Mariotto. «Prima di rientrare a casa mi sono ritrovato nella piazza dove c’è stato l’assassinio e rimasi molto colpito. Da lì ho iniziato a leggere e studiare fino a che non ho deciso di mettere tutto nero su bianco e mi sono occupato dell’organizzazione del viaggio in Texas del presidente».
Ed è proprio sul viaggio texano di Jkf, che poi gli risulterà fatale, che Mariotto concentra le sue ricerche. Accusando il vicepresidente Lyndon B. Johnson e dimostrando, con documenti inediti, il ruolo da lui svolto nell’organizzazione di quella trasferta, sempre negato dallo stesso Johnson. Al centro, l’intrigo per i fondi del centro aerospaziale di Houston.
«Secondo le fonti ufficiali, cioè proprio la Commissione Warren e le testimonianze di Johnson, il viaggio fu voluto da Kennedy per riappacificare le due ali del partito democratico che erano in contrasto tra di loro, quella liberale e quella conservatrice. E anche in vista delle elezioni che ci sarebbero state l’anno successivo. Johnson ha sempre dichiarato che lui era completamente estraneo all’organizzazione. Invece la mia ricerca dimostra che il viaggio fu voluto dal vicepresidente probabilmente insieme a un membro del congresso, Albert Thomas, capo dell’Appropriation committee, cioè l’organismo deputato a regolare la spesa federale, in particolare quella che riguardava la Difesa e che toccava il famoso centro aerospaziale di Houston, che divenne operativo tra l’aprile del ’63 e l’ottobre del ’64. In America c’era molta discussione all’epoca su questo punto sia da parte dell’opinione pubblica sia della politica, soprattutto sui finanziamenti da dare al centro».
Mariotto non è certo l’unico, negli anni, che ha tirato in ballo il ruolo di Lyndon B. Johnson. Ad accusare l’uomo che dopo la morte improvvisa di Jfk diventerà il 36esimo presidente americano, ci sono caterve di libri. E di film, come Jfk, del regista Oliver Stone. E pure un altro Stone, Roger, che ha spinto il presidente Trump nell’ottobre dell’anno scorso a desecretare 2.800 faldoni. «Tra quei documenti ce n’è uno in cui il Kgb afferma esplicitamente che Johnson era il mandante dell’assassinio di Kennedy».
Il libro del medico-storico si divide in due parti. La seconda è la cronaca del giorno precedente l’assassinio. La prima, invece, ricostruisce proprio l’organizzazione del viaggio, al centro della tesi di Mariotto. «Ho trovato il primo documento, inedito, in cui si parla del viaggio: una lettera di un certo Bradford, che era il chairman della compagnia aerea Central Airlines. Il 19 aprile del 1963 Bradford scrive a Carter, assistente speciale di Johnson, e dice: “due giorni fa son venuto da te e ho appreso che il presidente e il vicepresidente faranno un viaggio in Texas”. Tutti i primi documenti, da quello che ho ricostruito, sono di area johnsoniana. E inoltre ho trovato l’agenda di Johnson: nei 30 giorni dell’aprile ’63, per 22 è stato in Texas (l’anno prima, ad esempio, c’era stato solo 5 giorni e 2 anni prima appena 2 giorni). E lì, in Texas, ha incontrato tutta una serie di persone, in particolare un personaggio molto interessante, Jack Valenti, suo futuro assistente speciale, e che diventerà molto famoso perché tre anni dopo verrà nominato presidente dell’azienda che coordinava tutte le grandi case cinematografiche americane, dalla Paramount alla Walt Disney. E Jack Valenti era anche l’uomo che faceva le campagne elettorali di Albert Thomas», noto per il famoso “occhiolino” rivolto a Johnson sull’Air Force One dopo il giuramento.
Più di dieci anni di lavoro («questo libro lo scrivevo nel tempo libero», racconta il medico) per arrivare a una nuova parte di verità su un caso che da oltre 50 anni appassiona l’America e non solo e che ha visto fiorire un numero incredibile di teorie complottiste. Un lavoro rigoroso – come gli è stato riconosciuto dagli storici che lo hanno invitato lo scorso novembre – durante il quale Mariotto ha raccolto molti documenti, alcuni inediti. Ha avuto accesso agli atti di Kennedy custoditi nella biblioteca presidenziale di Boston e a quelli di Johnson a Austin. Ha conosciuto uno dei medici che soccorse Jfk dopo la sparatoria, il tecnico dell’autopsia, l’allora Segretario alla Difesa Robert McNamara («sono stato anche a casa sua a Washington»), la guardia del corpo di Jacqueline (quello che nella famosa scena corre giù dal predellino e si arrampica sul cofano, ndr), il musicista che suonò per la coppia presidenziale la sera prima dell’omicidio. «Insomma, ho messo insieme sia fonti primarie – documenti e testimoni – e rielaborazioni di tutto quello che è stato scritto finora». Finora, sul caso Jfk, si contano oltre 40 mila libri.
Tutto chiaro, dunque? «La questione dell’assassinio di Jfk è mostruosamente complicata. Penso comunque ci siano elementi che fanno pensare che Johnson – immerso negli scandali che, appena salito alla presidenza, ha subito soffocato – sia stato coinvolto nel caso». –
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