«Ma non possono stare sul fiume»

Il viceprefetto Gulletta si è già allertato, faremo subito alcuni controlli»
Bumbaca Gorizia 26.05.2016 Festa della Polizia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 26.05.2016 Festa della Polizia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

«I richiedenti-asilo sono tornati sulle rive dell’Isonzo? Sì, sono stato informato di questo sviluppo. Verranno predisposti dei controlli».

Antonino Gulletta, il viceprefetto vicario, ha ricevuto la mail di Manuel Rizzi, il titolare della stazione di servizio “Tamoil” di via Lungo Isonzo Argentina. Era stato lui ieri ad allertare il nostro giornale e aveva subito avvisato anche le forze dell’ordine per quel continuo viavai di immigrati “su e giù” per l’Isonzo.

«Ho ricevuto la segnalazione e credo proprio che sin dalle prossime ore scatteranno i controlli. Come abbiamo detto più volte, i richiedenti-asilo non possono stare là. L’Isonzo è un fiume pericoloso».

La Prefettura esclude che gli immigrati pure pernottino in quei rifugi di fortuna. «Attualmente - spiega Gulletta - sono 79 i richiedenti-asilo fuori convenzione e tutti hanno una sistemazione. Passano la notte al dormitorio Faidutti o in altre strutture di proprietà della Caritas diocesana. Come potete ben notare e come avevamo previsto, il loro numero è nuovamente salito dopo il trasferimento di 50 in strutture d’accoglienza dell’Emilia Romagna. I flussi sono continui. Proprio per questo speriamo che dal bando arrivino risposte concrete e certe».

Stando agli ultimi dati a nostra disposizione, la parte del leone - in fatto di accoglienza - continua a farla Gradisca d’Isonzo: il Cara ormai ospita 504 persone con buon pace del sindaco Linda Tomasinsing e del sindacato autonomo di polizia (Sap) che di recente ha ricordato come il Cara fosse stato progettato «per ospitare 138 immigrati e venne già ampliato a 203 posti. E gli altri? Tutti ricavati nell’ex Cie». Poi, c’è Gorizia dove è attestata la presenza di circa 320 migranti.

Il dato viene suddiviso fra i 154 (e non 150 come risultava essere sino a ieri) che trovano accoglienza all’ex convento Nazareno e i 167 accolti nelle strutture della Caritas diocesana. A cosa si riferisce questo numero? Ci sono i 96 richiedenti-asilo che ormai risiedono stabilmente nel centro realizzato da Medici senza frontiere e gestito oggi, a San Rocco, dal consorzio di cooperative “Il Mosaico”. Una struttura che è diventata fondamentale. I restanti richiedenti-asilo vengono ospitati, in parte, al dormitorio Faidutti di Piazzutta e, un’altra quota, nella sede della Caritas diocesana di piazza San Francesco.

Come evidenziato di recente, infatti, l’istituzione guidata da don Paolo Zuttion ha deciso di trasformare i propri uffici in un piccolo dormitorio, proprio per consentire a tutti i migranti di avere un letto e un tetto sopra la testa. In questa maniera, si riesce a scongiurare la loro permanenza all’addiaccio.

Poi ci sono gli apporti (scarni per la verità) degli altri Comuni. Quindici sono dislocati a Cormòns in abitazioni private, altrettanti a Romans d’Isonzo, altri 15 hanno trovato accoglienza a San Canzian d’Isonzo. Il quadro è completato dai 18 che risiedono nell’ex caserma dei carabinieri di Gabria (frazione di Savogna d’Isonzo) e dai cinque che hanno trovato ospitalità nell’ambito del territorio comunale di San Pier d’Isonzo.

Un quadro assolutamente sbilanciato con Gradisca d’Isonzo e Gorizia a sostenere gran parte del peso dell’accoglienza e il «resto del mondo» più o meno completamente disinteressato al problema. Una vecchia storia, certo, ma che continua ad essere tremendamente attuale.

(fra.fa.)

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