«Mai monumento nazionale la stele ai fucilati del Tigr»

«No alla trasformazione in monumento nazionale della stele di Basovizza dedicata ai 4 terroristi sloveni fucilati nel 1930». A ribadirlo l’Unione degli Istriani e la Lega Nazionale attraverso una conferenza stampa congiunta.
«La doverosa opera di riconciliazione fra Italia e Slovenia, sul solco tracciato dall’incontro dei due presidenti del 13 luglio 2020 e dell’iniziativa culturale comune fra Gorizia e Nova Gorica 2025, può portare all’alterazione della realtà di certi fatti - sottolinea il presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini -. Nel caso del monumento in questione ricordare che quei quattro non erano martiri sloveni bensì dei terroristi antitaliani».
La presa di posizione nasce dalla proposta dell’Edinost, «la stessa associazione - ricorda Sardos - che nel 1914 auspicava la riduzione in polvere della comunità italiana di Trieste», di riconoscere dignità di carattere regionale, e successivamente nazionale, ai quattro sloveni fucilati il 6 settembre 1930 al termine di un processo.
«Su questa iniziativa abbiamo delle forti perplessità - prosegue Sardos -. Pur provando tutta la dolorosa pietà umana nei riguardi delle vittime va ricordato il perché furono giustiziati. Le indagini della polizia avevano individuato la responsabilità nell’organizzazione nazionalistica Tigr (acronimo di Trst Istra Gorica Rijeka) il cui fine era l’annessione di tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia dei Karadjordjevic. Un Paese - ha ribadito Sardos Albertini - che non ha nulla a che fare con la democratica Slovenia di oggi».
Concetti ripresi dal presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota. «L’associazione Tigr nasce nel 1920, subito dopo la firma del trattato di Rapallo - queste le sue parole -, pertanto il grosso equivoco è quello di legare quell’episodio alla lotta di liberazione slovena, quando invece si trattava di filo-jugoslavi che contestavano l’italianità di queste terre con l’uso del sangue. Prima di essere antifascisti erano quindi degli antitaliani che avrebbero agito così anche se l’Italia dell’epoca fosse stata un paese democratico».
La legge ora prevede la possibilità di apportare delle controdeduzioni alla relazione storica che accompagna la richiesta alla Soprintendenza di elevare il monumento a importanza regionale.
«Se non saranno prese in considerazione - ammonisce Lacota - batteremo tutte le strade possibili affinché ciò non avvenga». «Va ricordato - questa la conclusione di Sardos Albertini - che sempre attivisti del Tigr, fra il 1927 e il 1928, incendiarono il ricreatorio e la scuola elementare di Prosecco della Lega Nazionale. Non vorremmo essere costretti a chiedere il risarcimento per il danno subito all’epoca».
Il monumento ai fucilati del Tigr è stato teatro di uno dei due forti momenti simbolici dell’incontro fra Mattarella e Pahor nel luglio del 2020 a Trieste. Nell’evento organizzato in occasione della restituzione dell’ex hotel Balkan alla comunità slovena, i due Presidenti visitarono la stele e il Monumento nazionale della foiba di Basovizza. —
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