Mai realizzato il grande murale sopra la farmacia
Punti di vista
Dopo un peregrinare da un lato all’altro di via Rastello, dalla antica sede della Farmacia ai Due Mori all’angolo con la via delle Monache, oggi bel negozio di cappelli, al negozietto liberty della Pistoria vecchia che conclude i portici, la farmacia approda finalmente nella palazzina che nel 1770 il nobile Livio de Grabiz aveva voluto costruire per se e la consorte, all’angolo tra via Monache e la via Crispi che all’epoca non c’era.
Friulano di Palmanova, acquistata nel 1994 la storica attività dalla famiglia Bassi che assieme ai Pontoni la gestiva in via Rastello 52, il nuovo farmacista Carlo Morandini si dedica con giovane entusiasmo alla attività per la quale aveva studiato, impara lo sloveno e nel 1996 si impegna con un bell’arredamento seguito dalla geometra Antonia Arena per la nuova sede di via Crispi 23, negli spazi bianchi della macelleria di Rodolfo Volk. Un intelligente riuso di parte degli eleganti arredi della profumeria Gremese una volta all’angolo con via Dante e un bel seminato veneziano con la scritta pavimentale Hic medici fides farmacopolae manus, per raccontare di un luogo dove la fiducia si sposta dal medico al farmacista. Ma l’attività farmacistica è un’attività senz’altro socialmente utile come ognuno ben sa quando ne ha bisogno e la si voleva raccontare con un grande murale in facciata a riprodurre parte di quanto dipinto a Palazzo Vecchio di Firenze dal pittore fiammingo Jan Van der Straet, italianizzato in Giovanni Stradano, per lo Studiolo di Francesco I Medici, con il Granduca che appassionato di alchimia aveva voluto farsi ritrarre in basso a destra, nei fumi e vapori di un laboratorio dove al centro, imperturbabile, un bel gatto rosso osserva il lavorio degli alchimisti.
Il laboratorio farmacistico, che avrebbe dovuto esser realizzato assieme ai lavori di rifacimento del tetto e delle facciate, non venne però autorizzato nel 2001 in quanto “non consono alle disposizioni di legge per la manutenzione e il restauro dei beni tutelati”, ancorché si trattasse di una facciata secondaria concepita per prospettare un giardino interno dell’immobile monumentale del quale, non troppi anni prima, la Soprintendenza ne aveva autorizzato la demolizione dell’intera ala interna che con il fronte su via Monache costituiva un unicum architettonico, per fare posto ai sette piani del dissonante condomio Riavez alla sinistra… —
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