Mancano bidelli per il Cpia

Tantissimi iscritti, innumerevoli funzioni, troppo pochi bidelli. È la fotografia del Centro provinciale istruzione adulti (Cpia), dislocato nelle diverse attività su più comuni e che, col prossimo anno scolastico, come peraltro deciso dalla giunta Gherghetta, acquisirà una nuova sede legale a Monfalcone in via Bonavia, precisamente all’ex sede staccata dell’Isis Buonarroti. Con uffici, aule didattiche e laboratori informatici che richiederanno ulteriori necessità di personale. Almeno quattro figure in più, tra assistenti amministrativi e collaboratori scolastici, con contratto da 36 ore. Lo sollecita il dirigente Marco Fragiacomo.
Rimarrà comunque operativo lo spazio in via Sant’Ambrogio, idoneo a svolgere attività di accoglienza e didattica per gli stranieri di origine bengalese, in particolare per le donne.
Ma si pone il problema delle cinque nuove classi di Panzano, che ospiteranno anche laboratori informatici; e dei diversi territori su cui il Cpia espleta i suoi servizi, quantitativamente rilevanti, ovvero: Gorizia (Isis Cossar-Da Vinci, più altre sedi periferiche), Staranzano, la città dei cantieri appunto e, per i corsi di italiano rivolti a richiedenti asilo, gli spazi periferici di San Canzian, Romans d’Isonzo, Sagrado e Gradisca.
Proprio per le numerose funzioni svolte dal Cpia a favore degli extracomunitari - oltre ai corsi di italiano, anche i test Ce e l’educazione civica - è indispensabile la presenza della figura dei collaboratori scolastici. Ciò per «motivi di sicurezza, come l’accertamento dell’identità, o per la difficoltà di comunicazione».
L’attività è complessa, come sottolinea Fragiacomo. E parlano le cifre. Non solo delle certificazioni rilasciate, comunque inferiori al numero degli aderenti, ma anche degli iscritti , quantitativamente rilevanti. Di qui la richiesta, in fase di adeguamento alla situazione, dell’assegnazione di quattro figure in più a organico di diritto. Per quanto riguarda i corsi per il conseguimento della terza media si sono registrati 65 iscritti e la metà è andata a meta: 33. Relativamente ai corsi di italiano rivolti a stranieri, qui per lo più bengalesi, si sono avuti 1.568 iscritti. Di questi 1.004 hanno conseguito la certificazione desiderata. Un terzo ha mollato prima.
In merito invece ai corsi cosiddetti “modulari”, che attengono l’informatica o l’apprendimento di diverse lingue come francese, inglese o tedesco, si sono avuti 633 iscritti e 306 certificazioni, meno della metà. Andamento analogo si è evidenziato anche coi test Ce, imperniati sul conseguimento della lingua italiana finalizzato al rilascio del permesso di soggiorno da parte di soggetti individuati dalla Prefettura. Su 131 iscritti, solo 72 hanno ultimato il percorso.
Quanto all’iter della formazione civica, utile per spiegare come funziona il nostro Paese e illustrata nella lingua madre (per esempio nel caso di cittadini asiatici con l’apporto di un insegnante bengalese), siamo sullo stesso registro: 307 iscritti, 146 rilasci di attestazione. Si tratterebbe, sia nel caso dei test Ce che della formazione civica di atti obbligatori, «ma non tutti si presentano», chiarisce sempre il dirigente Fragiacomo.
Paralleli a questi servizi ci sono poi le vere e proprie scuole serali, nelle sedi del Cossar e in via Mattei a Staranzano. Qui si annovera una settantina di studenti, che possono recuperare il triennio perduto da adolescenti e diventare ragionieri o programmatori. Al Cossar, invece, una trentina di studenti. Le iscrizioni per il nuovo anno si sono aperte. (ti.ca.)
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