Matteo morto a 19 anni in fondo al bacino, il padre è indagato per omicidio colposo

Alessandro Smoilis è stato inserito dalla Procura nel fascicolo, un atto comunque dovuto. Ancora in corso le indagini

MONFALCONE È inserito nel fascicolo aperto dalla Procura di Gorizia per omicidio colposo Alessandro Smoilis, padre di Matteo deceduto a 19 anni mentre stava lavorando sul fondo del bacino del cantiere navale di Panzano, lo scorso 9 maggio. È l’unico nominativo confermato dal procuratore capo Massimo Lia. Ha spiegato che la posizione di indagato è nota facendo riferimento alla notifica già avvenuta. Un atto comunque dovuto, a garanzia dell’interessato. Il procuratore non ha aggiunto altro, se non che le indagini sono ancora in corso.

L’uomo è titolare dell’impresa Costruzioni Manutenzioni Impianti Srl, con sede a Trieste, per la quale il figlio Matteo lavorava quel giorno, sul fondo del bacino. L’infortunio mortale s’era consumato tra le 8.30 e le 9 del mattino. Papà Alessandro ed il fratello maggiore Luca, capocantiere responsabile della sicurezza della ditta familiare, si trovavano a poca distanza quando è accaduto il terribile incidente. Lo hanno visto morire sotto gli occhi, uno strazio indicibile. Il ragazzo era stato travolto da almeno uno dei blocchi di cemento impilati sulla spianata del bacino investendone gli arti inferiori. Nel cadere all’indietro, erano stati i primi elementi ipotizzati, nel cadere indietro aveva battuto il capo. Papà Alessandro aveva assistito alle manovre di rianimazione del figlio, durate almeno 40 minuti. Angoscia ed il dolore profondo di vedere il proprio figlio venir strappato alla vita con tanta crudeltà. Momenti febbrili, tra il via vai dei soccorsi, l’arrivo dei vigili del fuoco con i tentativi per liberare il giovane. L’elicottero del 118 pronto ad atterrare. Il ragazzo non s’era più ripreso, considerato clinicamente morto. La polizia del locale Commissariato aveva assunto le indagini.

Quand’era venuto il momento di caricare Matteo in ambulanza, il padre Alessandro era salito con lui. S’era subito sparsa la voce, rieccheggiata nell’intero rione di Panzano, compreso il fatto che l’uomo fosse stato colto da malore. Lo stabilimento s’era svuotato progressivamente, sciopero immediato, il pensiero e l’affetto a correre ai famigliari. I sindacati erano stati ricevuti dalla direzione aziendale per le prime comunicazioni a disposizione, la quale in parallelo aveva eseguito una verifica interna. Il sindaco Anna Maria Cisint, che aveva raggiunto il cantiere appena venuta a conoscenza dell’evento per seguire la tremenda vicenda, aveva poi proclamato il lutto cittadino. Il magistrato titolare delle indagini, Nicola Russo, era entrato nello stabilimento per prendere visione della situazione. Per giorni la ricostruzione dell’infortunio, tra interrogativi e contributi di chi aveva assistito alla tragedia, avevano tenuto banco in città. Riserbo totale dagli inquirenti, anche in ordine all’esito dell’autopsia eseguita sul corpo del ragazzo, sulla quale tuttora vige il silenzio. C’è da capire cosa stesse facendo il ragazzo, che tipo di operazione fosse in corso. Matteo, si ipotizzava, era alle prese con dei fasci di tubi. Una manovra, s’era affacciata anche questa possibilità, che non sarebbe rientrata nell’opera di manutenzione.


 

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