Maxi sequestro di ricci di mare e oloturie

Guidavano un furgone con cinquecento chili di ricci privi della documentazione di rintracciabilità, tutti stipati in cassette di plastica, e 1260 chili di oloturie, i cosiddetti cetrioli di mare, molluschi di cui sono vietati la pesca, il trasporto e la commercializzazione. Due autotrasportatori italiani non sono sfuggiti ai controlli, nelle scorse notti, del personale del Nucleo pesca della Capitaneria di porto che, durante un’attività congiunta con i militari della Tenenza di Muggia della Guardia di Finanza, ha intercettato, in prossimità del confine di Rabuiese, un camion proveniente dalla Croazia e diretto in Puglia.
Nonostante l’emergenza del coronavirus, infatti, continuano le ispezioni sulla filiera della pesca che, pur avendo registrato un sensibile calo dell’attività in mare e della commercializzazione del prodotto, rappresenta ancora un elemento di interesse, soprattutto per i transiti ai valichi di frontiera. Il mezzo è stato subito scortato al Mercato ittico per procedere all’ispezione della merce.
I ricci, come detto, non erano accompagnati da una documentazione che provasse la loro rintracciabilità. I commercianti clandestini di questi frutti di mare cercano di reperirli in Croazia perché «vengono acquistati a un prezzo inferiore rispetto a quello italiano - spiega il 1° maresciallo Nicola Bavila, ispettore comunitario e vice capo del Nucleo regionale, che ha condotto l’operazione –. E inoltre in Puglia non sono presenti in grandi quantità. Peraltro, a livello nazionale, da maggio a 30 giugno, vige il divieto di raccolta, poiché è il periodo in cui i ricci si riproducono». Gli stessi ispettori poi, esaminando meglio il furgone, hanno individuato un doppio fondo al quale si accedeva dall’impianto refrigeratorio situato sul tetto. È qui che hanno scoperto, nascosti in parte in bidoni chiusi, le oloturie. «Si tratta di una specie di lombrico, come quello di terra, che serve per l’ossigenazione dell’ambiente marino e di cui sono vietati pesca e commercializzazione sia in Italia sia in Croazia. In Puglia, in particolare, è stata emanata un’ordinanza regionale, che equipara la la pesca di questo prodotto itti al reato per disastro ambientale». Non in Europa, ma in Oriente, spiega sempre Bavila, è reputata una prelibatezza. In Paesi come Cina e Giappone le oloturie vengono in particolare vendute essiccate: il prezzo si aggira tra i 10 e i 600 dollari al chilo fino ad arrivare, per alcune specie particolari, a 3 mila.
I due autotrasportatori sono stati dunque multati con una sanzione amministrativa di 1.500 euro per la mancata rintracciabilità dei ricci e denunciati per il trasporto di oloturie, mentre il prodotto ittico è stato requisito assieme al furgone. Il sequestro è stato convalidato dalla Procura della Repubblica diretta da Carlo Mastelloni. I ricci e le oloturie, dopo che i veterinari hanno verificato che fossero ancora vivi, sono stati rigettati in mare dagli uomini della Capitaneria. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo








