Medici senza frontiere: «Una tendopoli a Gorizia»

La nuova iniziativa per i profughi è stata annunciata da Schiavone (Ics) al convegno Cgil
Lasorte Trieste 27/07/10 - Piazza Oberdan, Regione, Manifestazione Rete dei Diritti Fvg, Don Dipiazza
Lasorte Trieste 27/07/10 - Piazza Oberdan, Regione, Manifestazione Rete dei Diritti Fvg, Don Dipiazza

«La situazione di Gorizia è senza paragoni. Per Medici senza frontiere è un caso nazionale di quello che non deve succedere». Poco importa che il presidente del Consorzio italiano di solidarietà Gianfranco Schiavone poi aggiunga che la situazione non è migliore nelle altre province della regione. Il giudizio è duro e senza appello. Per l’assessore regionale all’Immigrazione Gianni Torrenti è il colpo più difficile da parare, ma ci prova: «Nell’Isontino ci sono 20 sindaci che non ospitano nessuno. Non è solo una questione di Gorizia». È quasi paradossale, ma sul tema dell’accoglienza, da Udine, Torrenti boccia proprio le amministrazioni di centrosinistra e salva quella “avversaria” di centrodestra guidata dal sindaco Ettore Romoli. Con Gorizia, l’esponente della giunta regionale assolve solo Gradisca, Romans e San Canzian d’Isonzo. Tutti gli altri finiscono nella lista nera.

Incalzato anche dagli interventi del fondatore del Centro “Balducci” Pierluigi Di Piazza e dell’assessore provinciale al Welfare Ilaria Cecot, Torrenti ha ricordato che nel Basso Isontino l’accoglienza riguarda appena 15 persone contro le oltre 500 dell’Alto Isontino. Terreno della tenzone è stato l’incontro “Esodi ed accoglienza tra risposte e rifiuti” organizzato dalla Cgil Fvg insieme alla Camera del lavoro di Udine. Come sottolineato da don Di Piazza quella dell’immigrazione è “la questione del nostro tempo”. Per capire il fenomeno è necessario uno sguardo planetario, ma a livello locale l’allarme non deve favorire l’emotività, deve piuttosto avviare la riflessione. «Gli altri che arrivano rivelano chi siamo noi», ha detto prima di sferrare la sua critica all’amministrazione del Fvg sul tema dei rifugiati. «La Regione – le sue parole - dovrebbe presentarsi con più umiltà e non dire che siamo un esempio di accoglienza diffusa quando poi il Corriere della Sera racconta la situazione drammatica di Gorizia. Il Fvg non è un esempio di accoglienza, altrimenti le persone non starebbero per strada. Il modello non funziona». Oltre a chiedere l’istituzione di un tavolo permanente sull’immigrazione con persone competenti e di triplicare le commissioni territoriali, don Di Piazza ha poi sottolineato la necessità di coinvolgere la popolazione nel processo dell’accoglienza. «Agli abitanti dei Comuni, ai sindaci, ai territori non basta chiedere di accogliere i richiedenti asilo. Bisogna coinvolgerli andando un mese prima e spiegando loro l’indirizzo progettuale». Altrettanto accorato e sentito è stato l’intervento dell’assessore provinciale Cecot che di fronte alla platea udinese ha ripercorso le vicende di Gorizia e della tendopoli di “Campo Francesco”. Chiedendo che la Prefettura applichi le leggi in materia di accoglienza, la rappresentante dell’esecutivo provinciale isontino ha rimarcato: «Ci sono persone che oggi si sostituiscono allo Stato. Il sistema non esiste, è lasciato all’improvvisazione. Non so se ci sarà l’occupazione di piazza Vittoria, ma se la soluzione sarà la solita corriera, questo non significa gestire la situazione. È solo togliere le castagne dal fuoco al sindaco Romoli per tre mesi. Poi saremo punto a capo. Il modello della regione è potenzialmente perfetto, ma manca ancora del tassello della prima accoglienza. Gorizia necessita di un hub. Poi è giusto che gli altri Comuni della provincia facciano la loro parte, ma nei primi 15 giorni, i migranti devono essere accolti in un hub».

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