Meloni in piazza a Trieste tira la volata a Dipiazza

Giovanni Tomasin



Prima a Pordenone. Poi, in serata, a Trieste. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha fatto tappa ieri in regione, sancendo di fatto il via alla fase cruciale della campagna elettorale per le amministrative di ottobre che coinvolgeranno 38 Comuni in tutto il Friuli Venezia Giulia.

Quella del capoluogo regionale è una delle sfide più attese. Di qui la scelta di Meloni di esserci per tirare la volata al sindaco uscente Roberto Dipiazza. «Non potevamo mancare in una delle città a cui siamo più legati per amore, storia e identità», ha esordito dal palco allestito in una piazza Ponterosso, davanti a centinaia di sostenitori. «Qualche anno fa celebrammo qui il congresso di FdI, ai tempi non eravamo stimati il primo partito italiano come oggi - continua dal palco -. Da qui abbiamo rimesso nel vocabolario politico un termine, patriottismo, che ora tutti ci contendono». La parlamentare indica Dipiazza: «Non devo essere io a convincervi del buon lavoro del sindaco uscente, Trieste è la quinta città italiana per qualità della vita, prima per capacità di spesa e servizi sociali. Perché c’è una amministrazione che ha fatto bene il suo lavoro, con concretezza e visione, come confermano i progressi legati allo sviluppo del porto». .

La leader di Fdi rivendica la scelta dell’opposizione al governo e torna ad alzo zero sul reddito di cittadinanza: «Sono stata insultata per aver detto che è metadone di stato. Lo confermo».Quanto al Green pass: «Non è uno strumento che serve a fermare il contagio, serve a introdurre surrettiziamente l’obbligo vaccinale. Ora, io non sono d’accordo con l’obbligo, ma se uno lo vuole deve assumersi la responsabilità di farlo».

La visita di Meloni ha regalato anche un fuori programma: prima del suo intervento dal balconcino di un palazzo vicino è stata srotolata una grandissima bandiera arcobaleno. Una contestazione che ha spinto la leader di Fdi a parlare anche del ddl Zan. «Non siamo omofobi perché contrari all’adozione di coppie omosessuali. Lo Stato deve garantire ai bambini il massimo, e questo è avere un padre e una madre».

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