«Mi hanno picchiato». E muore in ospedale a Trieste

Al vaglio del gip la vicenda di un uomo deceduto a Cattinara. Per il pm il caso è da archiviare ma il fratello non si arrende
Il pronto soccorso di Cattinara
Il pronto soccorso di Cattinara

TRIESTE Si chiamava Alessandro Signoretto, aveva 47 anni e abitava in via d’Alviano 68. È morto il 16 aprile del 2012 nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Cattinara.

Sulle cause che ne hanno determinato la morte si parlerà nell’udienza che è stata fissata domani davanti al giudice per le indagini preliminari Laura Barresi. Che è stata chiamata a prendere una decisione dopo l’opposizione alla richiesta di archiviazione (chiesta dal pm Massimo De Bortoli) che ha presentato l’avvocato Ezio Novelli, il legale che assiste Maurizio Signoretto, fratello di Alessandro. Perché per il legale sono troppe le circostanze misteriose, troppi i dati che stridono gli uni con gli altri. Ecco i fatti: tra il 31 marzo e il 9 aprile del 2012 Alessandro Signoretto si era presentato al Pronto soccorso tre volte e nelle prime due aveva dichiarato di essere stato picchiato. Chi fosse l’aggressore - a lui ben conosciuto - non lo aveva mai voluto assolutamente rivelare.

Certo è che i medici avevano riscontrato un lieve trauma cranico. Nell’ultimo ricovero, quello del 9 aprile, Signoretto era arrivato all’ospedale alle 17.20 e aveva dichiarato di essere accidentalmente caduto. Alla domanda “dove?” non aveva però risposto, esattamente come pochi giorni prima non aveva ritenuto di rivelare chi lo avesse picchiato.

In tutti e tre i casi le lesioni e le ferite interessavano il volto. Nel primo ricovero, quello del 31 marzo, i medici avevano ritenuto che le ossa del naso fossero fratturate. Era emersa, secondo i documenti acquisiti nel corso delle indagini dagli agenti del Commissariato di Rozzol Melara, anche la precaria condizione psichica del malato che si era presentato «in stato di agitazione» col volto insanguinato e con le mani coperte da piccole abrasioni. Era stato comunque rimandato a casa.

Il giorno successivo Alessandro Signoretto si era ripresentato all’ospedale e le sospette fratture erano state confermate. Anche in questa occasione era emerso il suo stato di «agitazione psicomotoria»: «Paziente già valutato la scorsa notte, verosimile frattura delle ossa nasali, non segni di sanguinamento in atto. Si affida alle cure dello psichiatra».

Di quanto è accaduto nei successivi nove giorni al momento non si è però mai saputo nulla. Il 9 aprile Alessandro Signoretto è ritornato all’ospedale di Cattinara alle 17.20. È stato sottoposto fino alle 20.40 a una serie di esami clinici all’interno del Pronto soccorso. È stato costantemente monitorato. Alle 21.20 il quadro clinico è diventato stato soporoso e Signoretto è stato trasferito dai medici nel reparto di Rianimazione dove è morto una settimana più tardi, lunedì 16 aprile.

Nel certificato si legge di «morte cerebrale» e questo ha innescato una serie di interrogativi e sospetti. Fin da subito gli agenti di polizia hanno acquisito i certificati di ricovero per trasmetterli al pm di turno. Il magistrato ha attivato il medico legale Fulvio Costantinides perché un uomo era morto e andava capito se qualcuno lo aveva affettivamente colpito al capo e se vi era stata un’eventuale sottovalutazione della vicenda, una disattenzione. Ma dopo oltre due anni di indagini, fino alla loro chiusura, la matassa non è stata sbrogliata. Non si è capito chiaramente cosa sia effettivamente accaduto. Non si è capito se la morte è stata causata dalle conseguenze delle percosse subite o da una disattenzione di qualche operatore sanitario.

Tant’è che l’avvocato Ezio Novelli ha chiesto di verificare vari elementi tra cui in particolare il secondo ricovero riguardo al ruolo di un’operatrice «il cui comportamento - scrive - avrebbe potuto influire sulla violenta caduta». Caduta che, secondo il legale, sarebbe poi stata fatale.

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