Milošević, Boris non Slobo vicepremier in Croazia

È il rappresentante delle minoranze nella coalizione che sostiene Plenković. Maggioranza risicata ma il presidente assegna il mandato al leader dell’Hdz
Nella foto grande il premier uscente della Croazia Andrej Plenković che si avvia, dopo le vittoriose elezioni del suo partito, l’Hdz, del 5 luglio scorso a formare il nuovo esecutivo. Nella foto in alto a destra Boris Milošević che sarà il rappresentante delle minoranze in seno al nuovo governo croato con il ruolo di vicepremier. Sotto l’altro Milošević condannato per crimini contro l’umanità dal Tribunale internazionale per i crimini di guerra dell’Aja
Nella foto grande il premier uscente della Croazia Andrej Plenković che si avvia, dopo le vittoriose elezioni del suo partito, l’Hdz, del 5 luglio scorso a formare il nuovo esecutivo. Nella foto in alto a destra Boris Milošević che sarà il rappresentante delle minoranze in seno al nuovo governo croato con il ruolo di vicepremier. Sotto l’altro Milošević condannato per crimini contro l’umanità dal Tribunale internazionale per i crimini di guerra dell’Aja

ZAGABRIA. Milošević vicepremier del governo croato. Non è lo strafalcione di uno studente poco zelante che poco tempo ha trascorso chino sui libri di storia contemporanea dell’Europa orientale, bensì lo scherzo della storia stessa. E sarà proprio un Milošević, anche lui serbo, ma che di nome non fa Slobodan, bensì Boris, uno dei quattro vice del confermato premier Andrej Plenković che è stato ufficialmente incaricato dal capo dello Stato, Zoran Milanović di formare il nuovo esecutivo dopo le elezioni politiche dello scorso 5 luglio.

Elezioni stravinte dal partito di Plenković (centrodestra), l’Hdz che ha ottenuto 66 dei 151 seggi del Sabor (Parlamento) croato. I socialdemocratici (Sdp) si sono dovuti accontentare di 41 seggi, mentre i sovranisti nazionalpopulisti del cantante Miroslav Škoro (fuoriuscito dall’Hdz perché considerata da lui troppo moderata e filoeuropeista) hanno ottenuto 16 deputati.

Plenković ha le idee chiare e ha soprattutto i numeri per dare vita al nuovo esecutivo che si baserà su una coalizione sostenuta dai partiti che rappresentano le minoranze e che hanno seggi garantiti (quella italiana ha rieletto peraltro Furio Radin, il deputato più longevo per anzianità di carriera di tutto il Sabor), dal Partito popolare croato (Hns) e dai riformisti liberali. Il capo dello Stato Zoran Milanovic ha annunciato che Plenković ha portato 76 firme di deputati eletti lo scorso 5 luglio.

Una maggioranza, va subito detto, che potrebbe cadere anche per un raffreddore (vero o politico) visto che si basa solo su due voti. Plenković ha comunicato che la sessione inaugurale della decima legislatura della Croazia avrà luogo mercoledì prossimo. L'attuale primo ministro si aspetta che la maggioranza parlamentare il giorno successivo confermerà il suo secondo governo che sarà il 15° esecutivo dopo l'indipendenza del Paese. La prima legge del nuovo governo sarà quella relativa alla ricostruzione post-terremoto di Zagabria che sarà immediatamente inviata alla procedura parlamentare.

Il primo ministro designato ha confermato che il nuovo governo avrà 16 ministeri, quattro in meno del precedente con quattro vice premier: gli ex ministri degli Interni e delle Finanze Davor Božinović e Zdravko Marić, l'ex ministro dei Veterani Tomo Medved e, come detto, il rappresentante dei partner della coalizione del nuovo governo degli otto membri delle minoranze nazionali, il serbo Boris Milošević. Non è la prima volta che un politico della Sdss serba faccia parte di un governo croato. Slobodan Uželac è stato viceministro per lo Sviluppo regionale e la Ricostruzione dal 2008 al 2011. Plenković annuncerà i nomi dei restanti ministri domani quando li presenterà al vertice dell’Hdz.

Il leader dei serbi di Croazia Milorad Pupovac, più volte bersaglio degli ultra nazionalisti croati anche di mnacce di morte, ha dichiarato alla stazione televisiva Nova che la società croata «ha bisogno di tolleranza e apertura» e che la società doveva «capire che ... che nessuna minoranza o il rappresentante politico di una minoranza costituisce una minaccia per la Croazia». Anche se il suo cognome e Milošević, ma che di nome fa Boris. 

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