«Monastero conteso di Daila, il Papa non interverrà»

POLA. Le autorità ecclesiastiche croate finora non hanno rilasciato alcuna valutazione sulla lettera a Papa Francesco di 250 intellettuali istriani che si prendono a cuore il futuro della Diocesi Parenzo–Pola dopo che il tribunale ha sancito il ritorno della tenuta monasteriale di Daila ai Frati Benedettini di Praglia. Un futuro a dir poco amaro considerato il risarcimento di 4,5 milioni di euro da versare ai monaci italiani per i 190 ettari di tenuta venduta.
Ebbene, dopo che la battaglia giuridica è andata definitivamente perduta, gli intellettuali istriani fanno appello al sentimento di pietà e misericordia del Papa, suggerendo una poco probabile soluzione interecclesiastica per la vicenda. Sul piano teorico, la chiesa ritornata in possesso della tenuta di Daila ora può disporne a proprio piacimento, ma almeno finora il Vaticano si è sempre adoperato per la sua restituzione ai monaci italiani. L’ex ambasciatore croato in Vaticano Ivica Mastruko, che ha seguito attentamente la vicenda sin dal primo giorno, afferma che la lettera sarà attentamente analizzata in Vaticano. «Ma lo stato delle cose cambierà - spiega Mastruko - solo se i Benedettini dimostreranno benevolenza e disponibilità a un nuovo accordo nel quale dovrebbero cedere qualcosa. E in questa vicenda il Papa non vorrà intervenire».
Il noto teologo croato Adalbert Rebic afferma di non sapere se la lettera avrà qualche riscontro concreto o meno: però è positivo che i fedeli si rivolgano al Santo Padre qualora lo ritengano necessario e utile. La vicenda Daila, dice Rebic, è diventata un grande problema finanziario per la chiesa istriana che non dispone dei soldi per il pagamento del risarcimento. Pertanto il pericolo della bancarotta è reale. Qualcuno invoca l’opera di mediazione del primate della chiesa cattolica croata Josip Bozanic che proprio in questi giorni si trova in Vaticano. Ma l’alto prelato è stato sempre in linea con la Santa Sede. p.r.
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