Monfalcone. No di Gherghetta all’Agenzia del porto

«Non è certo per colpa della comunità locale se il Superporto non si fa e prima di etichettarci come “localisti” bisogna stare attenti: la proposta che abbiamo avanzato non è localistica, ma semplice ed efficace e non fa spendere i cittadini».
Enrico Gherghetta, presidente della Provincia, non ci sta, respinge al mittente (la Regione)le accuse di campanilismo ed entra a gamba tesa sulla questione del Porto di Monfalcone, la “governance” e la nuova legge regionale che sarà varata a ottobre. Ma soprattutto spiega la proposta di governo dello scalo promossa dall’alleanza tra Azienda speciale porto, il Consorzio per lo sviluppo industriale, il Comune e la Provincia, una settimana fa.
«La comunità monfalconese - incalza Gherghetta - ha dimostrato di essere estremamente dinamica e disponibile sul Superporto, e non è per colpa o responsabilità locali se non si fa. E la proposta che abbiamo fatto per la governance non è localistica, ma semplice ed efficace, non costerà 1 euro ai cittadini e non obbliga a fare una legge regionale».
Un no dunque, chiaro e forte, all’agenzia regionale su cui sta lavorando la Regione con Tondo e l’assessore ai trasporti Riccardi: «C’è anche il problema dell’incertezza di questa legge - spiega il presidente - perchè in Consiglio regionale si sa come entrano ma non si sa come escono poi le leggi. Per quante buone intenzioni abbia l’amico Riccardi, nessuno sa quale legge verrà partorita alla fine. Basta vedere il giro di valzer con le Comunità montane: prima bisognava abolirle, dopo no....»
Invece la proposta che arriva dai “locali” secondo Gherghetta è “semplice”: «Penso a una convenzione tra 4 enti (Comune, Provincia, Azienda speciale e Consorzio industriale ndr) - spiega - senza un euro di spesa, il solo costo della carta e dell’inchiostro. A questi quattro si aggiunge il quinto soggetto che è la Regione e tutti assieme creano un vero e proprio tavolo dove definire il programma di sviluppo che dovrà indicare la Regione, dove si potrà fare la pianificazione e e scrivere il Piano regolatore del Porto che deve vedere le intese tra Regione e Comune. Infine il tavolo servirà anche per la gestione e la “governance” unitaria».
Un progetto che riporta con i piedi per terra tutti gli attori. «Questa è una ricetta semplice - insiste Gherghetta - ogni richiamo a volare alto e ai grandi sogni non funziona più. È più di un anno che sentiamo queste storie e l’unica cosa concreta alla fine è la notizia che il Consorzio per lo sviluppo industriale gestirà e porterà a termine l’escavo. Un’opera che vedrà il finanziamento della Regione ma, ricordo, è denaro dei cittadini che pagano le tasse».
Il presidente della Provincia respinge fermamente ancora una volta l’accusa di localismo: «Noi qui non siamo in difesa di niente - dice - ma vogliamo solo rilanciare il Porto e lo facciamo con gli strumenti più semplici ed efficaci possibili. E ciò vuol dire che la filosofia che sta alla base della proposta dell’agenzia regionale è quella dell’ennesimo carrozzone. Inutile gridare ai quattro venti che bisogna tagliare e dimezzare gli enti e poi dall’altra parte creare altre sovrastrutture».
E sono semplici anche i nodi da affrontare subito per il Porto secondo Gherghetta: «Noi dobbiamo innanzitutto scavare il canale di accesso, poi fare il Piano regolatore del porto, realizzare le strutture e avviare l’Autostrada del mare e infine sul fronte dei collegamenti ferroviari risolvere la questione dell’attraversamento del bivio San Polo».
«Non siamo noi quelli a cui affibbiare l’etichetta di localisti che difendono il territorio - conclude il presidente - dobbiamo uscire da questo stereotipo. Perchè noi abbiamo spalancato le porte a Unicredit, anche quelle di casa, ma non è mai stato fatto nulla se non spendere soldi per depliant e convegni. E se non accade nulla è perchè il sistema-Italia è marcio, la crisi economica ha sanzionato il fallimento dell’idea Stato/Nazione. Servono governi territoriali: basta che ci diano fiducia e noi in 1 anno porteremo avanti i progetti. Vogliamo farlo con la Regione seguendo la sua ipotesi di sviluppo».
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