A Monfalcone la scuola “orfana” del tempo pieno si attrezza e avvia corsi pomeridiani
La Duca d’Aosta pronta ad arruolare nuove educatrici per offrire attività extra ai bimbi e dare risposte alle famiglie

Ci si arrovella ormai da giorni sul caso Duca d’Aosta, la scuola che battezzò ai primi anni ’80 il tempo pieno in città e aprì a schiere di mamme occupate il mondo della conciliazione dei tempi famiglia-lavoro. Il Pd, per tagliar la testa al toro dopo la notizia – giunta a ridosso dell’avvio didattico – del dimezzamento di classi a orario prolungato in prima, ha depositato perfino un atto alla Camera: l’interrogazione a risposta in Commissione diretta al ministro Giuseppe Valditara.
Prima firmataria la deputata Irene Manzi, con lei anche Debora Serracchiani. Intanto però, al netto del braccio di ferro politico, la scuola è andata avanti, si sta organizzando e a breve emetterà un bando per la ricerca di educatrici con cui avviare lezioni di inglese, italiano e coding (corsi pre informatica) nel pomeriggio: priorità ai bambini del tempo “accorciato”. Due micro classi da 11 alunni, idonee ad assorbire ingressi in corso d’anno.
Infatti il Collegio docenti ha approvato all’unanimità la destinazione di 72.000 euro, fondi acquisiti attraverso un progetto, alle attività pomeridiane mirate proprio al tempo normale. Difficile, del resto, prolungare le lezioni a chi già va a scuola fino alle 16.
La pratica sarà avviata in «20 giorni», fa sapere la dirigente del comprensivo Giacich Gabriella Di Gregorio, «avvalendosi di educatori esterni». La scuola a fronte di una classe in più (tre prime, pur con numeri ridotti, anziché le canoniche due, di cui una a tempo pieno da 21 alunni) ha dovuto rimodulare l’attività, ma sempre sulla base di 45 maestri, il corpo insegnanti. Non l’unico scoglio: «Quest’anno – spiega Di Gregorio – le iscrizioni hanno consegnato un numero alto di bambini con disabilità gravi e di altri piccoli per nulla scolarizzati».
Uno scenario che già a fine giugno, spiega per la prima volta Di Gregorio, «aveva preoccupato le insegnanti, difatti avevano trasferito sulla carta l’allarme», cioè il timore «di non riuscire, in tali condizioni, a gestire due classi a tempo pieno».
È stata poi la dirigente a trasmettere all’Ufficio scolastico regionale la lettera. Che deve aver pesato nelle successive scelte.
Altro aspetto, la mensa. Con la flessione di iscrizioni al tempo pieno (-20), a favor di Toti e Sauro, primarie dove invece i libri si chiudono alle 13. La retta del refettorio potrebbe aver condizionato le famiglie, che «è capitato chiedessero di portare il figlio a casa per pranzo».
Di sicuro la mensa ha inciso, sugli esiti, per il Comune: è stato l’ente a divulgare, a una manciata di giorni dal primo rintocco della campanella, la novità alla primaria. Che con una nota riferiva della riorganizzazione del tempo pieno, su indirizzo dell’Ufficio scolastico regionale, «dopo aver rilevato situazioni di pregresse condizioni debitorie collegate a un utilizzo improprio del servizio mensa da parte di famiglie» che avrebbero fruito delle prestazioni prolungate «non tanto per funzioni educative o didattiche quanto per esigenze organizzative e familiari, che nulla avevano a che fare col reale fabbisogno scolastico dei bambini». Chiarissimo.
Eppure a fronte del fatto che questi alunni potrebbero rientrare a scuola nel pomeriggio stavolta l’assessora all’Istruzione Tiziana Maioretto la prende «positivamente», perché «non si tratta di tempo pieno, che ha tutt’altri presupposti formativi, bensì di un’opportunità che la scuola, nella sua autonomia, ha deciso di fornire ai bambini». «Bisognerà poi vedere – conclude sibillina – la risposta delle famiglie...». La scuola, però, come si diceva con Di Gregorio «è pronta». «In genere quando si organizza qualcosa le risposte sono massicce – conclude la preside – noi abbiamo già acquistato tutto il materiale necessario, pure il robottino per il coding».
Intanto il tema dell’Istruzione tiene banco col dem Diego Moretti: «La volontà politica dell’amministrazione appare palesemente quella di abbandonare la scelta del tempo pieno». E «solo per un furore ideologico ingiustificato». «Esiste – riflette – un serio problema di gestione didattica dato da maxi classi con pochissimi italiani, per cui composizioni più piccole senz’altro aiuteranno i docenti, ma la scelta di eliminare il tempo pieno, non ancora esplicitata dalla giunta ma chiara in questi primi indirizzi, porterà a conseguenze negative. L’integrazione per i bimbi stranieri tarderà ad arrivare, sempre più famiglie italiane se ne andranno altrove, magari a Ronchi, e quella ch’è stata un’esperienza molto positiva, grazie al lavoro degli insegnanti, rischia d’esser vanificata». Moretti presenterà un’interrogazione in Consiglio regionale e un accesso agli atti in Comune.
Infine, accesso agli atti pure per Mcs con Cristiana Morsolin, ma sui comprensivi Giacich e Randaccio per avere chiarezza sulle liste d’attesa e gli “esclusi” dalle materne. Ciò dopo «specifico atto ispettivo alla struttura comunale» e aver appreso dal «dirigente Marco Mantini che l’ente non disporrebbe di informazioni». —
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