Monsignor Faidutti vittima dell’ostracismo

In occasione dei 70 anni del circolo Acli di Lucinico, ricordato il religioso che non fu profeta in patria

Nemo propheta acceptus est in patria sua. È quanto successe a monsignor Luigi Faidutti, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. A sostenerlo il professor Ferruccio Tassin durante il convegno sull’attualità della testimonianza di fede operosa del religioso friulano, che si è tenuto in occasione del 70° anniversario della costituzione del circolo Acli nell’allòra Comune di Lucinico. Non fu facile per i soci fondatori nel 1948 intitolare da subito il circolo a monsignor Faidutti. Vi furono, infatti, molte resistenze e contrarietà in loco, tanto da demandare ad una commissione la scelta, che arrivò dopo esattamente 10 anni dopo. Mentre in Europa Faidutti veniva celebrato, nella sua terra era oggetto di contestazione e accuse. «I suoi censori - ha spiegato Tassin - troppo spesso dimenticavano una circostanza di rilievo, che cioè a lui più che ad ogni altro, incombeva, perché sacerdote, un obbligo tutto speciale: l’osservanza del giusto e dell’equo verso italiani e sloveni; insieme a quella correttezza di contegno e di trattamento che impongono a chi, più che alla lotta, è chiamato a cooperare alla pacificazione». Eppure, monsignor Faidutti fu fatto oggetto, da parte delle autorità locali, di un «ostracismo assurdo e malfamante», tanto da diventare perfino un bersaglio di violenza. A rimarcare l’importanza dell’opera di Faidutti è stato anche il secondo relatore del convegno, Renzo Medeossi, che nel suo intervento ha voluto sottolineare «quanto importante e significativa fu la volontà e l’opera di Faidutti, di fondare la prima Cassa rurale friulana, a Capriva del Friuli nel 1895: un vero riferimento, una pietra d’angolo, su cui si costruì la base per lo sviluppo di quelle parti della società dedite al lavoro agricolo e artigianale. Oggi, più che mai, si vede l’importanza del ruolo che le casse rurali hanno, in uno scenario italiano in cui sei grandi gruppi controllano più del 70% del credito. Banca Intesa da sola ha il 50% del credito italiano. Ma quello che più deve preoccupare non è certamente questo aspetto, ma quello che queste banche, comprese le popolari trasformate in Spa e quotate in borsa, sono controllate a maggioranza dai fondi internazionali. Oggi – ha concluso Medeossi – se l’insegnamento di monsignor Faidutti fosse stato attuato, non avremo un oligopolio costituito da pochi istituti bancari, controllati dal mondo finanziario internazionale. Dopo i saluti del presidente del circolo delle Acli di Lucinico Giancarlo Marega, sono intervenuti l’assessore comunale Roberto Sartori, che ha portato il saluto del sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, e la presidente provinciale delle Acli Silvia Paoletti, che nel suo intervento ha voluto ricordare, sia le numerose iniziative di carattere sociale organizzate sul territorio in favore delle classi meno abbienti, sia la continua opera di vigilanza, monitoraggio e ascolto dei bisogni collettivi fondamentali della gente per una loro vita dignitosa.

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