Montagna di libri “salvata” dal cassonetto

Uno “scovazon” pieno di libri in via Gambini nella Trieste di Svevo, Saba e Joyce. Un pessimo biglietto da visita per la città creativa che aspira a diventare patrimonio dell’Unesco per la letteratura. A scoprire la libreria nel cassonetto è stata ieri mattina Andrea Olivo, grafica pubblicitaria, assieme al suo compagno. «Genti triestine tutte, oggi in via Gambini in un cassonetto della carta è stata riesumata da me e il mio compagno praticamente una libreria intera. Ora non è mia intenzione far polemica su chi abbia compiuto tale gesto, mi preme condividere questo post solo per informarvi della possibilità di recuperarli e salvarli, se avete interesse. Noi abbiamo salvato almeno 4-5 scatoloni ma ci sono ancora pile di libri, segnalo a chiunque sia interessato che sono ancora lì», scrive un appello su Facebook (Faccialibro, appunto) e lo posta sui gruppi più frequentati di Trieste.
Detto, fatto. In un paio d’ore – grazie alla notizia pubblicata sul web anche dal Piccolo – il cassonetto della carta (perlomeno è stato scelto quello giusto per gettare i libri) è stato svuotato dal contenuto cartaceo “improprio” compresa una lattina di Coca Cola conferita erroneamente. A prima vista non pare ci fossero libri rari o pregiati da solleticare l’appetito di librai antiquari. Più che altro si tratta di una serie di tomi enciclopedici, storie vere come “La Regina dei banditi” di Mala Sen o best seller da ombrellone come “Scontro frontale” di Danielle Steel. Numerosi i commenti di indignazione e gli interventi dei triestini in cui vengono suggerite «valide alternative» per evitare che anche in futuro venga gettato nei rifiuti un patrimonio libraio. “Ma come si può”. “Soffro”. “Una fitta al cuore”. “Orrore”. “Gettare i libri è un crimine”. “Dolore”. “Ma come si fa a gettar questo ben di Dio”. “Che tristezza”. “Che scempio”. Qualcuno mette anche in guardia pure i salvatori di libri: «Non si potrebbero prendere. È reato di furto aggravato. Una volta conferiti nei cassonetti sono di proprietà del Comune». Ovvero di AcegasApsAmga.
Reato o meno, non è facile piazzare i libri usati. I rigattieri sono saturi e non li prendono neanche gratis. Idem le biblioteche pubbliche, gli ospedali o le case di riposo. «Lo scorso mese ho chiesto a due biblioteche se volevano dei libri, per lo più saggi e romanzi di 20 anni fa di mia figlia: hanno risposto che prendono solo libri di due o tre anni al massimo», racconta Mara Radovic. Neppure la “Libribelli” di via Risorta, dove i libri vengono scambiati o regalati, è una soluzione. «Sono pieni. Non li prendono. Io li ho portati all’ospedale di Cattinara», aggiunge Emilia Centi. Qualche alternativa ai “bottini” della carta straccia esiste ancora. Qualcuno racconta di averli portati anni fa al Bagno Ausonia. «Vedo ancora persone leggerli. Una grande soddisfazione», racconta Luisa Vidali.
Ci sono poi i luoghi del Bookcrossing dove affidare i libri, che vanno dall’ex Opp alla sede dell’Azienda sanitaria di via Farneto, dalle panchine del Giardino pubblico alla fontana di piazzetta Santa Lucia, dalla cabina telefonica all’atrio dell’emeroteca di piazza Hortis. Quella dei libri nei cassonetti non è una particolarità solo di Trieste. Il 13 luglio scorso a Bari in via Petroni viene rinvenuto un cassonetto pieno zeppo di volumi che, grazie a un appello social (“Passaparola: un cassonetto pieno di libri. Ma come si fa?”), diventa per alcune ore una biblioteca a cielo aperto. Ci sono libri di Platone e Rousseau, biografie storiche da salvare dal macero.
E così nell’ottobre 2013 a Trieste un altro appello Facebook evita una brutta fine a migliaia di libri, con una risonanza nazionale. Protagonista Giada Blasig, disoccupata di 25 anni, che crea su Facebook un gruppo per salvare dal macero ottantamila libri della Fenice, una storica libreria triestina andata fallita. L’iniziativa ha un successo immediato: più di settemila persone aderiscono all’appello e al curatore fallimentare arrivano centinaia di richieste di acquisto. Libri a lieto fine. —
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