Morto a 29 anni sugli scogli di Barcola

Un giovane di 29 anni è morto ieri mattina sugli scogli di Barcola, poche decine di metri prima dell’ex “Voce della luna”, dopo lunghi e vani tentativi di rianimazione da parte degli operatori del 118. Il fatto che fosse un ragazzo di colore e fosse privo di documenti ha fatto supporre per qualche ora che potesse trattarsi di un immigrato, magari giunto stremato a Trieste. L’ipotesi è caduta nel primo pomeriggio quando il giovane è stato identificato per un italiano residente con la famiglia a Udine. Nei pressi del corpo la polizia ha recuperato anche una bottiglietta contenente un liquido che deve essere ora analizzato, ma ciò è bastato per inserire l’ipotesi di un gesto estremo attuato tramite autoavvelenamento tra le più probabili cause del decesso.
A mezzogiorno il decesso è avvenuto soltanto da qualche minuto. Il corpo è ancora scoperto, nascosto dalla banchina e dalle siepi agli automobilisti di passaggio. La pioggia è continua e la gente a passeggio non c’è e nemmeno qualche appassionato a fare jogging. Un paio di persone però scendono i gradini della vicina piazzola e si sporgono per cercare di capire cosa sia accaduto. Passa un uomo con un cane. «Allora non ce l’ha fatta, mi dispiace povero ragazzo. Sono passato già alle undici e mezza e ho visto due operatori del 118 che tentavano in ogni modo di rianimarlo. C’era solo un’autoambulanza. Adesso che sono ripassato e ho visto tutte queste forze dell’ordine, purtroppo ho capito che non c’era più niente da fare».
Sul posto, oltre alle autoambulanze ci sono la polizia scientifica, i vigili del fuoco e anche due carabinieri di rinforzo. Vengono recuperati un pacchetto di sigarette e un accendino, ma ben presto si sparge la voce anche del recupero di una bottiglietta e di una morte definita “sospetta”. Soltanto a questo punto viene stesa la fettuccia biancorossa a delimitare la zona per impedire che eventuali curiosi si avvicinino. Un lenzuolo viene messo sulla salma, ma rimane scoperto il braccio con una serie di fasciature, il che fa avanzare un’altra ipotesi: che il giovane si sia allontanato da un ospedale in cui era ricoverato. Anche questa eventualità però verrà ben presto esclusa.
Il colore della pelle è inequivocabilmente scuro e vengono in mente altri episodi pietosi: gli immigrati annegati nel fiume Isonzo oppure il caso più recente del ventiduenne del Gambia che il mese scorso si è gettato nel Canal Grande a Venezia e si è lasciato annegare nonostante da un vaporetto gli fossero stati lanciati dei salvagente lasciandosi dietro anche un mare di polemiche per presunti mancati soccorsi. Arriva il medico legale Fulvio Costantinides e constata l’assenza di ferite o ematomi di rilievo: il ragazzo non è stato colpito e nemmeno può essere stato spinto sopra gli scogli. Le fasciature sul braccio sono la conseguenza dei tentativi di rianimazione. Esclusa anche la possibilità che sia stato in acqua perché gli abiti sono asciutti. L’esistenza della bottiglietta viene confermata, ma a un primo esame la morte potrebbe anche essere stata provocata da un semplice malore.
Nel primo pomeriggio la polizia conferma che non si tratta di un immigrato, bensì di un italiano presumibilmente anche nato in Italia e che abita a Udine. Decide però di non rendere noti il nome e il cognome della vittima. Il giallo dunque, sebbene in minima parte, rimane e spetterà ora al sostituto procuratore Lucia Baldovin indagare per stabilire le reali cause della morte. Probabilmente sarà ordinata la perizia autoptica sul cadavere, mentre certamente verrà analizzato il contenuto della bottiglietta trovata non distante dal corpo. Difficilmente potrà affacciarsi una terza possibilità per spiegare questa assurda morte avvenuta a 29 anni di età soltanto, che non sia compresa nelle ipotesi del malore oppure del suicidio. In serata è emerso da fonti udinesi che il giovane era stato adottato da bambino da una famiglia friulana e che ultimamente era apparso depresso.
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