Morto dopo la rissa al Cpr, la Procura indaga per omicidio volontario
Fascicolo aperto contro ignoti. Già acquisiti i filmati delle telecamere interne e sequestrati i telefoni cellulari di tutti gli stranieri reclusi. Attesa per l’autopsia

La protesta fuori dal Cpr (Marega)
GRADISCA La Procura di Gorizia ha aperto un fascicolo sulla morte del cittadino georgiano Vakhtang Enukidze, detenuto al Cpr di Gradisca e deceduto sabato pomeriggio all’ospedale isontino in circostanze misteriose. Lo straniero si era sentito male sabato mattina nella sua stanza del Cpr. L’indagine è per omicidio volontario contro ignoti.
In 200 al corteo degli anarchici contro il Cpr di Gradisca
L’inchiesta, diretta dal pm Paolo Ancora, è affidata alla Squadra mobile. Nei prossimi giorni sarà affidato l’incarico per l’autopsia, necessaria a stabilire l’esatta causa della morte. Perché sono tanti, troppi, gli angoli bui della drammatica vicenda. Una vicenda innescata da un episodio di violenza, avvenuto però non in un luogo qualsiasi, ma in una struttura detentiva controllata a vista da 200 telecamere. Una vicenda, inoltre, sulla quale pesano le accuse della rete “No Cpr e no frontiere Fvg”, secondo cui Vakhtang Enukidze «sarebbe stato ammazzato di botte dalle guardie» dopo una rissa avvenuta martedì tra il georgiano e un compagno di stanza, sedata poi dall’arrivo degli agenti nella camerata.

Il comprensorio di Gradisca
Tutto questo mentre la struttura di Gradisca, come altre in Italia, è nel caos. Il Cpr isontino è aperto da poco più di un mese, ma non si contano ormai le proteste dei detenuti, le fughe, gli episodi di autolesionismo e i tentati suicidi.
Ma cosa può essere accaduto al georgiano - che aveva 38 anni e non 20 come comunicato in un primo momento - tanto da provocarne la morte, è un vero giallo. Gli investigatori ieri hanno sequestrato i cellulari a tutti gli ospiti. Ora stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere e acquisendo informazioni anche dalle testimonianze interne alla struttura. E stanno così ricostruendo tappa dopo tappa le giornate che hanno preceduto l’epilogo di sabato. A partire proprio da quel martedì, quando Enukidze si è scagliato sul compagno di camera provocando poi la successiva irruzione dei poliziotti, chiamati appunto a placare la lite. Una zuffa costata all’uomo un arresto per aggressione e resistenza a pubblico ufficiale. E se c’è stata la «resistenza», a rigor di logica, un “contatto” fisico con gli agenti si è certamente verificato.
Ed è qui che si è scatenato il gruppo del “No-Cpr”. Gli attivisti hanno diffuso una testimonianza audio, raccolta telefonicamente, di un altro detenuto del Cpr. Lo straniero, che avrebbe assistito alla scena, sostiene che il trentottenne georgiano è stato picchiato da otto poliziotti. E che nel pestaggio avrebbe sbattuto la testa. Questa testimonianza è stata acquisita dagli investigatori. Ma nella stanza non ci sono telecamere.
Quel che è certo è che il trentottenne, dopo l’episodio, è stato portato in carcere. E quindi processato per direttissima, proprio per effetto dell’arresto in flagranza. Enukidze ha trascorso quasi due giorni in cella, come conferma anche il procuratore capo di Gorizia Massimo Lia. Non si sa, al momento, se il migrante è stato sottoposto a visite mediche accurate. «Dobbiamo appurarlo», rileva il procuratore. «Noi abbiamo aperto un fascicolo che mira ad accertare se la morte di questa persona trattenuta al Cpr è stata frutto di condotte dolose, colpose o preterintenzionali di terzi soggetti. Oppure se la morte è stata frutto di un evento patologico indipendente dall’azione di terzi».
Durante il processo il georgiano presentava ferite, come fa notare il procuratore: aveva una ecchimosi periorbitale e alcuni graffi conseguenti alla colluttazione nel Cpr. «Lo straniero – precisa ancora Lia – è stato arrestato per resistenza perché si divincolava e si dimenava nei confronti dei pubblici ufficiali». In Tribunale «ha partecipato regolarmente all’udienza, ha interloquito e ha risposto alle domande del giudice».
Due giorni dopo l’arresto, giovedì, Enukidze è stato trasferito nuovamente al Cpr per le procedure di espulsione. Sabato mattina il migrante si è sentito male e i compagni di stanza hanno allertato la vigilanza. Il georgiano è stato quindi trasportato in ospedale con l’ambulanza. Nel primo pomeriggio il suo cuore si è fermato. Cosa sia successo in quei due giorni, da giovedì a sabato, è tutto da verificare. Così come sono da accertare la dinamica della rissa del 14 e dell’intervento degli agenti per arrestare il detenuto.
«Mi sembra prematuro fare qualsiasi tipo di affermazione», spiega il questore di Gorizia Paolo Gropuzzo. «Sottolineo solo che la chiamata all’ambulanza non è avvenuta in conseguenza di un pestaggio. Per quanto riguarda l’episodio del 14, la polizia è certamente intervenuta visto che c’è stata una resistenza nei confronti degli agenti. Per mettere le manette un’azione di forza c’è stata. Ma che l’episodio del 14 sia la causa del decesso, mi sembra una ipotesi azzardata». —
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