Mose, la barca-porta naviga “al guinzaglio” verso Malamocco

Dall’Arsenale San Marco a Malamocco, nei pressi di Venezia. È iniziato ieri sera il trasferimento della barca-porta lunga più di 50 metri e alta 16 realizzata nell’ambito del progetto Mose all’interno del bacino della Ocean. Il comandante Boris Polic verso le 18 ha fatto aumentare il numero di giri dei diesel del suo rimorchiatore: lo scafo dell’Aran ha leggermente vibrato, la fune di traino si è tesa ed è iniziata la navigazione.
A lento moto, per non sollecitare la barca-porta. In sintesi solo una minima parte dei 3.500 cavalli di potenza del rimorchiatore saranno usati nelle lunghe ore del trasferimento dal Golfo di Trieste a Malamocco. La velocità non dovrà mai superare i due-tre nodi: per questo l’arrivo a destinazione è previsto per domani nella prima mattinata, ora più, ora meno.
Del resto la cautela, la precisione e la prudenza hanno caratterizzato ieri tutti i movimenti della barca-porta. L’uscita dal bacino di carenaggio è iniziata poco dopo le 10.30 e per far compiere all’unità poco più di cento metri è stata necessaria una mezz’ora. Alle operazioni hanno partecipato due rimorchiatori. Il Rasant della Ocean Koper e il l’Altair della Tripmare. Il primo ha “sfilato” la struttura metallica realizzata dai tecnici e dagli operai della Cordioli Costruzioni Metalliche spa di Verona. Il secondo, quando la barca porta è completamente uscita dal bacino, l’ha presa al guinzaglio e l’ha trasferita assieme all’altro rimorchiatore nei pressi del grande bacino in cui entrano per fare carena le navi bianche impegnate nelle crociere.
Lì, verso mezzogiorno, i tecnici della Fincantieri, coordinati dal “dockmaster-comandante di bacino” Nereo Pieri, hanno iniziato a fare ruotare la barca-porta. L’hanno posizionata in verticale in due tempi, facendole compiere prima una rotazione di 30 gradi, poi di altri 60. In altri termini quella che all’uscita dal bacino della Ocean sembrava la coperta, è diventata una parete d’acciaio altissima. «Abbiamo programmato ogni singolo dettaglio, tenendo presente in primo luogo la sicurezza di chi lavorava e la salvaguardia di questa enorme paratia. Simili operazioni non si improvvisano».
Per questa operazione sono state necessarie più di due ore di lavoro, con l’intervento di due sommozzatori e di sei tecnici dell’Arsenale. In primo luogo sono stati sgonfiati cinque “palloni” con una capacità di galleggiamento di 30 tonnellate ciascuno. La barca porta è così ruotata di 30 gradi. Poi i sub della ditta Geomar, immersisi a una decina di metri di profondità, hanno rimosso dallo scafo questi palloni ormai inutili. Sono stati invece attivati i tre “palloni” assicurati a quella che all’uscita dal bacino di costruzione poteva essere identificata come “coperta”. Lo scopo di quest’ultima operazione è stato quello di assicurare galleggiabilità durante la navigazione alla struttura metallica destinata al Mose e in dettaglio alla conca di Malamocco. «La rotazione della barca porta è stata effettuata per consentire una navigazione più tranquilla, con meno resistenze all’avanzamento e con maggiore stabilità e galleggiabilità», spiega Milena Modugno, comandante di armamento della Ocean che ha diretto tutte le operazioni dopo essersi assicurata, attraverso le previsioni meteorologiche l’esistenza di una ampia “finestra” di mare calmo con un’onda non superiore ai 20-30 centimetri di altezza, assenza quasi totale di vento e buona visibilità.
L’Osmer–Arpa ha contribuito con le proprie analisi al via libera al trasferimento a Malamocco. Fino a domani sono annunciati nell’Alto Adriatico «venti a regime di brezza», con velocità massime non superiori ai 5-6 nodi. Un leggero peggioramento è previsto per il pomeriggio di domani, quando al largo la velocità massima del vento potrebbe sfiorare i 10 nodi. Ma a quell’ora la barca-porta del Mose e il rimorchiatore Aran che la sta trainando dovrebbero avere già concluso il loro viaggio.
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