Muore a 25 anni, la madre accusa i medici

Il giovane da 5 giorni lamentava febbre altissima. «Hanno rifiutato di farlo ricoverare»
di CORRADO BARBACINI e CLAUDIO ERNÈ


Si chiamava Giuseppe Andrea Natale, aveva 25 anni e abitava in via Paolo Diacono 7. Domenica sera è morto all’improvviso: l’unico dato certo è una misteriosa febbre che non gli dava tregua da cinque giorni e che ogni notte saliva ad oltre 40 gradi mentre di giorno scendeva a valori del tutto normali. Precauzionalmente i parenti e gli amici sono stati sottoposti a profilassi anti-meningite. «Mio figlio ha chiesto aiuto alle strutture sanitarie ma non solo gli è stato negato il ricovero all’ospedale ma qualcuno gli ha anche risposto con sarcasmo che di febbre non si muore. Invece il mio Andrea è morto e ora le autorità sanitarie dovranno spiegarmi cosa non ha funzionato. Sono piena di rabbia. Mio figlio era un ragazzo sano, lavorava come ragioniere e da poco aveva comprato un appartamento perché voleva sposarsi. Non si può morire in questo modo, nell’indifferenza di chi dovrebbe intervenire. Tutti devono sapere...»


Emanuela Matticchio, 42 anni, la madre del giovane, chiede aiuto alla città e vuole che giustizia sia fatta. Dice: «Non si può morire a 25 anni per una febbre che si manifesta da cinque giorni...» L’altra sera in via Paolo Diacono ha dovuto urlare per farsi aprire la porta dell’appartamento dove suo figlio era ormai morto. Andrea era disteso sul pavimento dopo l’intervento dei soccorritori. Dall’interno gli uomini del 118 avevano appena chiamato i carabinieri dicendo ai militari che c’era stata una morte improvvisa, difficile da spiegare. L’ambulanza era giunta alle 21.30 a tempo di record; l’aveva chiamata la fidanzata di Andrea Natale, Elena D’Alterio mentre Stefano Pagan, un loro amico, stava prestando i primi soccorsi. Massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Ma tutto è stato vano. Il sospetto più grave in un primo momento è stato che all’origine della febbre mortale ci fosse stata una forma di meningite. E per questo motivo i familiari e i presenti nella casa di via Paolo Diacono sono stati sottoposti a profilassi.


Ma questa è solo un’ipotesi che al momento non ha avuto conferma. Intanto ieri pomeriggio Emanuela Matticchio è entrata nella caserma dei carabinieri di via dell’Istria e ha presentato una denuncia contro ignoti. A suo giudizio la morte del figlio poteva essere evitata se il sistema sanitario avesse reagito in modi e tempi adeguati. La denuncia della madre si affianca all’inchiesta che il pm Giuseppe Lombardi aveva già aperto domenica sera, dopo essere stato informato dai carabinieri del misterioso decesso. A breve scadenza sarà effettuata l’autopsia e le autorità sanitaria dovranno consegnare agli inquirenti le registrazioni delle telefonate effettuate dall’appartamento di via Paolo Diacono e giunte al 118. Sono almeno tre le chiamate di soccorso partite tra sabato e domenica, ma a nessuna è seguita una visita domiciliare o l’invio di un’ambulanza. Quando finalmente la decisione è stata assunta, era ormai troppo tardi. Andrea Natale, accompagnato dalla zia Liliana, venerdì pomeriggio era sceso a piedi da San Giacomo al centro città e si era presentato nell’ambulatorio del dottor Roberto Romano, in via San Francesco.


Non era il suo medico di famiglia, ma, come accade ogni venerdì, sostituiva il dottor Paolo Bergagna, il titolare scelto dal paziente. «L’ho visitato: era la prima volta che lo vedevo - ha confermato ieri il dottor Romano – Mi ha raccontato della febbre molto alta che lo colpiva ormai da tre notti. Ma in quel momento la sua temperatura era del tutto normale. Il paziente non mi ha sottolineato alcun sintomo particolare ma capivo che aveva paura e che era molto ansioso. Quando gli ho comunicato che erano necessarie alcune analisi di laboratorio, la sua ansia è ulteriormente cresciuta. L’ho rassicurato e gli ho raccomandato di effettuare al più presto quei controlli». Nella notte successiva la febbre era salita nuovamente a livelli molto alti per precipitare poi al mattino. «Andrea – racconta la madre – sabato ha pranzato mangiando una pizza. Quando ha ricominciato a stare male nel pomeriggio ha chiamato il 118 che lo ha messo in comunicazione con la Guardia medica. Gli hanno consigliato di prendere alcune compresse di tachipirina, ma hanno rifiutato la visita domiciliare dicendo che di febbre nessuno è mai morto. Ora voglio sapere chi è la persona che ha dato questa risposta, perché mio figlio è morto».

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