Il Museo civico del Tesoro di Grado è realtà dopo 25 anni di attesa

Aperto all’ex Canonica dopo una lunga attesa l’allestimento con reliquie e reperti: «Un pezzo vivo della nostra identità»

Antonio Boemo
(fotoservizio Katia Bonaventura)
(fotoservizio Katia Bonaventura)

Ci sono voluti circa 25 anni ma da sabato il Museo civico del Tesoro di Grado è realtà. Ed è stata festa per l’inaugurazione, con una folta partecipazione non solo di invitati istituzionali ma anche di cittadini che non hanno voluto mancare a questo appuntamento che dovrebbe precedere solo di pochi giorni un altro importante avvenimento, previsto per giovedì 18 dicembre: l’inaugurazione dell’atteso Museo nazionale di Archeologia subacquea dell’Alto Adriatico.

La prima parte dell’inaugurazione si è svolta in Basilica (contestualmente ai discorsi sono state proiettate le immagini di parte di quanto si trova al Museo). «Oggi inauguriamo insieme – ha detto il sindaco Giuseppe Corbatto – un luogo che è un pezzo vivo della nostra identità e che è dedicato a una figura che ha segnato in modo indelebile la storia della nostra comunità, monsignor Sebastiano Tognon».

«Intitolare questo spazio a monsignor Tognon – ha aggiunto Corbatto – è un atto di riconoscenza, ma anche un gesto di verità. Perché se oggi il Tesoro della nostra Basilica è qui, custodito e reso accessibile a tutti, è grazie al suo coraggio, alla sua prudenza e a un amore sconfinato per Grado e per la sua gente».

Il riferimento è al fatto che, come è già stato ricordato in questi giorni, l’allora parroco durante la Prima guerra mondiale lo nascose per salvarlo da possibili trafugamenti rifiutandosi di mostrarlo anche al re Vittorio Emanuele III in visita a Grado. Una decisione, come ha ricordato il sindaco, presa anche per aver avuto conoscenza di un fatto accaduto nel 1817, durante un periodo di gravissima carestia. Il parroco di quel tempo propose di vendere il Tesoro per comprare pane e sfamare l’isola ma la risposta dei capifamiglia fu che preferivano morire di fame piuttosto che privare la chiesa delle reliquie rimaste.

Le vicende narrano in ogni caso che in seguito il Tesoro venne trovato e il parroco arrestato e poi internato. Il Tesoro della Basilica è la parte principale, quella più importante fra i diversi reperti esposti (la Stauroteca con la reliquia della Santa Croce e le Capselle dei martiri su tutti) ma ce ne sono anche altri che sono sicuramente significativi.

«Il Tesoro di Grado – ancora Corbatto – non è un insieme di oggetti preziosi: è una storia di coraggio, una storia di fedeltà, una storia di comunità». Monsignor Carlo Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia, ha aggiunto che «è un Tesoro legato alla Grado cristiana con la reliquia della Croce che indica da dove nasce la nostra fede».

Tra gli interventi quelli dell’europarlamentare Anna Cisint e dell’architetto Ramon Pascolat, che ha spiegato la parte architettonica della struttura, di Paola Ventura, ex funzionaria di zona della Soprintendenza, e dell’archeologo gradese Dario Gaddi, particolarmente emozionato, che non solo ha partecipato allo scavo sotto l’ex Canonica dove ora sorge il Museo ma è anche il curatore dell’esposizione.

Oltre agli amministratori comunali numerose le autorità presentitra cui il questore di Gorizia Luigi Di Ruscio, il sindaco di Aquileia Emanuele Zorino, i rappresentanti di Carabinieri, Finanza, Circomare e Polizia locale, nonché il capitano Giuseppe Zarantonello, comandante del Nucleo Tutela beni culturali del Fvg.

Di seguito, preceduti dalla Banda civica, invitati e pubblico si sono diretti al Museo: qui la benedizione dell’arcivescovo e il taglio del nastro da parte del sindaco. Poi la visita del piccolo ma prezioso Museo.

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