“Mute” le campane di Sant’Ambrogio

Le cinque campane del duomo di Sant’Ambrogio tacciono. E il loro assordante silenzio si fa sentire in città. Manca la scansione del mezzogiorno, che fa affrettare il passo alla massaia per correre a casa e metter la pentola sul fuoco. E pure i rintocchi alle 20 dell’Ave Maria di Lourdes, che calano la palpebra sulla giornata lavorativa. La struttura in metallo che sorregge gli strumenti in bronzo inizia ad avvertire il peso dell’età e ha bisogno di urgenti cure. Un sopralluogo ai primi di agosto è già stato compiuto dagli addetti della ditta Simet di Tavagnacco, l’impresa che monitora tutti gli strumenti di questo tipo in regione.
Stando agli esperti il problema sarebbe localizzato appunto nella struttura ancorata due piani sotto la cella campanaria e in particolare la parte esposta all’azione degli agenti atmosferici. La grata utile a contenere l’intemperanza dei piccioni, infatti, nulla può contro i capricci della bora o l’inclemenza del gelo. Nel dettaglio, la gabbia in metallo è composta da profilati con sagoma a “C”, ancorati attraverso dei pezzi in lamiera d’acciaio imbullonati che vengono tecnicamente chiamati “fazzoletti”. In quei punti si sono riscontrate delle corrosioni, dovute appunto all’azione del meteo, ma anche alle sollecitazioni del movimento stesso delle campane, che tutte assieme pesano qualcosa come 4,5 tonnellate (solo il battaglio è di 10-15 chili). Potrebbe essere sufficiente rinforzare le saldature, ma si attende il responso della Simet ai primi di settembre, oltre al preventivo di spesa.
Il decano di Monfalcone, don Fulvio Ostroman, ha prudenzialmente sospeso il dondolìo delle campane che si attiva con un dispositivo elettronico. Funziona solo il rintocco delle ore effettuato dal battaglio. «I fedeli mi dicono che l’assenza del suono fa malinconia - spiega il parrocco del duomo -, ma non si è potuto fare altrimenti. Per precauzione, e soprattutto per evitare guai maggiori, abbiamo silenziato le campane». L’auspicio è che la spesa per la manutenzione non sia ingente: come si sa le parrocchie locali non navigano nell’oro, essendo impegnate in prima fila nell’assistenza ai meno fortunati. A ogni modo il “concerto” di campane in re bemolle maggiore, cioè l’insieme dei cinque elementi, funziona a dovere nonostante la vetustà.
Lo strumento più antico - la cosiddetta “mezzana” - risale al 1921 ed è l’unico scampato alla requisizione bellica, che prevedeva il saccheggio dei campanili delle chiese sul territorio per il riciclo del bronzo destinato in seguito alla fabbricazione di armi e cannoni. Mentre la più imponente - chiamata appunto “grande” - è anche il più recente acquisto, datato 1984. È peraltro l’unica delle cinque a esser uscita dalla fucina di De Poli, mentre le sorelle vennero forgiate dalle Fonderie Broili di Udine. Forse non tutti lo sanno, ma i cinque elementi suonano assieme solo nelle occasioni speciali, come Natale, Pasqua, il Corpus Domini o Ferragosto. La domenica è caratterizzata dai rintocchi di sole tre campane. Invece nei funerali degli uomini risuona invece una delle “piccole a battaglio cadente”, in quelli delle donne entrambe. La “grande” suona da sola una volta all’anno: accade il 1° novembre, festività di Ognissanti.
C’è attesa affinché le campane riprendano a oscillare. Scandiscono la vita della città.
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