Nasce nel verde del Farneto la nuova “casa di cura” per gli animali selvatici

I 23 mila metri quadrati inaugurati lo scorso mercoledì primo maggio, che si inseriscono negli 85 mila metri quadrati complessivi di proprietà dell’Enpa, nell’Oasi del Farneto, rappresentano ora un vero e proprio “albergo a cinque stelle” per gli animali selvatici, specialmente per quelli feriti, ammalati, bisognosi di cure e riabilitazione, ma pure per i piccoli mammiferi e l’avifauna che in quel paradiso possono trovare casa. L’intera vasta proprietà, non edificabile, un tempo di privati residenti di Longera e destinata al pascolo, è stata acquistata negli anni dallo stesso Enpa grazie a donazioni ed elargizioni di soci e semplici cittadini.
L’Enpa ha così potuto presentare al Comune di Trieste, alla Soprintendenza e alla Forestale un progetto per la costituzione di enormi recinti per accogliere la fauna selvatica. Nel novembre del 2017 sono state rilasciate le autorizzazioni e ieri, dopo 15 mesi, finalmente i 23 mila metri quadrati recintati sono stati inaugurati e aperti ai triestini, che hanno potuto visitare gli animali ricoverati e toccare con mano l’importante lavoro svolto dall’Enpa e dal suo Centro di recupero. La recinzione – ogni palo è stato piantato a mano senza l’utilizzo di mezzi meccanici – è stata realizzata grazie ad un contributo regionale e a quello di soci Enpa e cittadini che ormai conoscono il valore della realtà di via Marchersetti e che hanno creduto nel progetto.
«Tutta quella vasta porzione di terra – specifica Gianfranco Urso, coordinatore regionale dell’Enpa – è a bosco, con vegetazione spontanea, che grazie alla nostra cura e attenzione diventerà un autentico parco naturale, orientato per l’appunto al mantenimento di flora e fauna tipiche del nostro territorio. In quell’ambiente affluiscono già micromammiferi e avifauna autocotona».
L’Enpa ogni anno raccoglie in media oltre 2.500 animali. Ai circa 1.500 esemplari di fauna selvatica si aggiungono gatti, conigli, papagallini, qualche cane, criceti, rettili e cavie. Tra gli ospiti che i visitatori ieri hanno potuto ammirare nell’Oasi del Farneto ci sono ricci, tartarughe, oltre che l’avifauna, ovviamente. Qui hanno fatto capolino anche alcuni caprioli, che convivono con delle caprette e un gallo, e tre cinghiali maschi ormai stanziali, che ieri non hanno battuto ciglio nel veder passeggiare tanta gente nell’Oasi, continuando beatamente a dormire o cimentandosi in un bagno di fango in una delle pozze d’acqua artificiali create dai volontari per consentire agli animali che popolano quella posizione di terra di abbeverarsi con facilità. Tra i cinghiali c’è Mirko, un esemplare molto vecchio, che anni fa era stato recuperato mentre vagava per Borgo San Sergio. E poi c’è la mascotte, la cinghiomaialina Circe, una femmina di quattro anni nata dall’accoppiamento tra la suina di un agricoltore e un cinghiale, alla quale, dopo una querelle giudiziaria per stabilire se quell’esemplare sia da considerasi selvatico o meno, l’Enpa ha deciso di dare un ricovero. Mercoledì è stato anche liberato un ghiro, in cura da tempo al Centro recupero, che però ha fatto capire chiaramente che resterà in zona, abitando una delle casette sugli alberi realizzate dai volontari.—
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