Né rom, né ebreo: deputato fa il test genetico

BELGRADO. Un certificato medico, basato su test genetici, per provare di non essere rom o ebreo. Accade in Ungheria, dove un deputato si è sottoposto ad analisi cliniche, poco prima delle elezioni del 2010, per dimostrare la propria “purezza etnica”. Lo scandalo, universalmente condannato nel Paese, è scoppiato nei giorni scorsi a Budapest, dopo che il Consiglio per la ricerca medica (Ett), l’authority pubblica che si occupa di medicina, ha reagito alla recente pubblicazione del certificato da parte di vari siti internet. Un certificato stilato da un laboratorio privato, il Nagy Gén, in cui è stato oscurato il nome del politico che ha richiesto l’atto. Ma secondo la stampa locale si tratterebbe di un parlamentare dell’ultradestra di Jobbik, 17% alle ultime elezioni.
L’Ett è insorto, definendo in una nota «professionalmente sbagliato, eticamente inaccettabile e illegale» il documento e assicurando di aver avviato le procedure per un’inchiesta. Il test sul parlamentare, effettuato analizzando 18 caratteristiche del genoma, e i risultati - si escludono origini rom o ebree -, violano la severa legge ungherese sulla genetica del 2008 anche perché i test «possono essere fatti solo per ragioni di salute». In più, il laboratorio non avrebbe «mai presentato domanda all’Ett per effettuare test genetici», svela una fonte interna del Consiglio. Malgrado ripetute telefonate, nessuno al Nagy Gén ha alzato ieri la cornetta per commentare la questione.
«Da un punto di vista biologico e genetico, non esistono differenze nel genoma umano delle popolazioni che vivono sulla Terra che permettano di caratterizzare etnie specifiche, “razze”», illustra Franca Dagna Bricarelli, autorevole genetista, già presidente della Società italiana di genetica umana. «I genomi dei diversi gruppi di popolazioni presentano un continuum di variabilità. Se prendiamo ad esempio il gruppo sanguigno Rh negativo e studiamo la sua frequenza nelle diverse popolazioni, vedremo che in Italia è presente nel 15% degli individui mentre nei Paesi baschi supera il 30%, ma è comunque presente. Proprio gli studi genetici, rispetto a quelli che si basavano solo sulle differenze fenotipiche - colore della pelle, altezza, morfologia del viso -, hanno dimostrato come varianti comuni di alcuni gruppi sono identiche a quelle di altri e non esistono marcatori genetici caratterizzanti in grado di suddividere la popolazione umana», specifica. «Il concetto di razza per il significato che la storia ci ha tramandato è inaccettabile perché non sostenuto da alcun fondamento scientifico. La parola “razza” andrebbe cancellata dal vocabolario», aggiunge l’esperta.
E quei 18 elementi del genoma che certificherebbero la “non-contaminazione”? «Quelle stesse caratteristiche del genoma possono essere esattamente uguali in un ebreo, africano o neozelandese. La dichiarazione di quel privato non ha alcun valore scientifico», conclude. Se scientificamente non ha valore, quali i pericoli del certificato per la sfera dei diritti umani? «La violenza razziale contro i rom in Ungheria è in crescita, con 9 attacchi e 6 morti negli anni scorsi, inclusi una donna e un bimbo. Inoltre c’è un partito apertamente antisemitico e anti-rom, Jobbik, che con il sostegno di gruppi di vigilantes marcia negli insediamenti rom contro “il crimine zingaro”.
Il governo di Fidesz, con una super-maggioranza in Parlamento, è occupato a far montare la tensione nazionalistica in vari modi», illustra Lydia Gall, ricercatrice di Human Rights Watch per Balcani ed Europa orientale. Alcuni esempi, aggiunge, «sono la commemorazione delle perdite territoriali e di popolazione dopo il trattato del Trianon» e «la reazione nazionalistica difensiva a tutte le critiche internazionali verso le riforme costituzionali e le modifiche legislative degli ultimi due anni». Tenuto conto del clima politico e dello stato dei diritti umani in deterioramento, completa Gall, «è preoccupante che un deputato abbia usato un attestato di “purezza razziale” per “confermare” la sua “purezza” ungherese ai potenziali elettori. Azioni del genere aumenteranno solo l’odio razziale verso le minoranze, in particolare ebrei e rom e potenzialmente il rischio di altre violenze».
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