Negozi e palazzi ingabbiati da anni «Basta con le impalcature infinite»

Da piazza Ponterosso, dove lo store Vodafone ha dovuto chiudere i battenti, fino a via Foschiatti commercianti e residenti sono esasperati: «Danni economici e disagi». Il caso ex Filodrammatico
Lasorte Trieste 21/03/18 - Via Genova, Impalcatura
Lasorte Trieste 21/03/18 - Via Genova, Impalcatura

Ingabbiati, nascosti da tubi in alluminio e teli. È il destino di alcuni palazzi e di attività commerciali della nostra città, obbligati a subire i ponteggi di cantieri senza fine, talvolta senza nemmeno inizio. Vi sono infatti negozi e locali che pagano a caro prezzo trafile burocratiche, fallimenti di imprese edilizie, contenziosi o la poca professionalità e serietà di proprietari di immobili e di ditte. Ogni rione, ogni zona della città ha la sua impalcatura entrata a far parte a pieno titolo dell’arredo urbano.

Per allestire un ponteggio servono un permesso temporaneo per occupazione del suolo pubblico rilasciato dal Comune e il pagamento di un canone stabilito da apposito tariffario. Se il pagamento è regolare l’amministrazione ha le mani legate di fronte ai tempi infiniti di un cantiere. Ha fatto storia l’imponente ponteggio che da oltre un decennio domina su via Machiavelli e che dovrebbe sparire entro l’anno visto che quell’immobile è stato da poco acquistato da una società che lo trasformerà in residenze con annessi box auto. In piazza Ponterosso i lavori di ristrutturazione di alcuni appartamenti all’ultimo piano dell’edificio all’angolo tra via Genova e via Roma, sono costati cari al negozio Vodafone sottostante. Un’agonia iniziata nel 2015 con il mega cantiere che ha riqualificato la piazza e proseguita con l’ingabbiatura del palazzo. «Quello store – racconta Giuseppe Merlin, titolare di quel punto vendita – era considerato tra i top a livello nazionale dalla Vodafone. Lavoravano molto bene anche con i turisti ma la mancanza di visibilità, i disagi e le difficoltà di accesso hanno fatto calare la media degli ingressi mensili, che si attestava intorno alle 8 mila unità, alle 1.800 dello scorso dicembre: ho dovuto chiudere lasciando a casa 8 dipendenti e anche io ho difficoltà a ritrovare una collocazione occupazionale».

Annosa la situazione venutasi a creare al civico 7 di via Foschiatti e in via Vidali 6. Come indica il cartello sistemato sul ponteggio dell’immobile di proprietà della Marisa sas, la denuncia di inizio attività di quel cantiere, che dovrebbe provvedere a risistemare il tetto, risale al 6 novembre 2015. Non è indicata la presunta data di fine lavori e chi ci abita, lavora e frequenta la zona denuncia la totale immobilità della situazione. «Si vede qualcuno raramente – denuncia Luca, titolare di Gelatiamo, la gelateria di via Foschiatti sottostante il cantiere –, certamente non stanno facendo il possibile per concludere il lavoro e a noi quel ponteggio toglie visibilità e crea dei danni di immagine». «È una vergogna – sostiene Annalisa Bossi, residente nella stessa via –, sono certa che il mega cantiere che darà vita all’enorme albergo di piazza della Repubblica finirà prima: è questione di serietà». Stessa sorte per via Vidali: medesima proprietà e impresa. «Non si muove un chiodo – testimonia un commerciante –, una mancanza di rispetto per chi lavora o abita accanto». «Malgrado le proteste non si è mosso nulla – denuncia la titolare della sala scommesse Stanleybet – e la mia attività è praticamente ingabbiata e nascosta da anni con dei danni economici pazzeschi. Anche i clienti si lamentano perché in attesa di sapere alcuni risultati, uscendo magari per fare due chiacchiere o per fumare una sigaretta, si trovano questa impalcatura».

Resta un vero pugno nello stomaco, anche per i turisti che visitano la zona, il ponteggio che copre quel che resta dell’ex Filodrammatico. Il complesso a pochi metri dal Teatro Romano è stato trascinato nel baratro dal fallimento Cividin Costruzioni. Il crac ha bloccato l’avvio del cantiere. Fa ormai “parte dell’arredamento” l’impalcatura che da anni copre la parte retrostante del palazzo delle Poste, togliendo appeal a Largo Panfili. «Per ogni cantiere – spiega Lorenzo Giorgi, assessore con delega anche al Suap Occupazione del suolo pubblico – al momento in cui viene inoltrata la richiesta di permesso al Comune viene definito un tempo di inizio e di fine lavori ma se poi viene chiesta una proroga l’amministrazione si trova con le spalle al muro. In certe situazioni ponteggi lasciati a celare un immobile per anni creano disagi, degrado e danni a chi li subisce e andrebbe valutata la possibilità di imporre una penale a chi sceglie di tenere fermo un cantiere senza oggettivi problemi».

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