Negozi sempre aperti La Regione si adegua

L’assessore Brandi: «Dal 2 gennaio caduti tutti i limiti». Una circolare ai Comuni Giovarruscio: «Ci siamo finalmente allineati alle normative dei paesi più evoluti»
sterle trieste 28 04 08 assemblea bilancio confidi 2008 votazione nuovo f presidente rigutti presidente uscente b nobile
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di Fabio Dorigo

Liberi tutti. Dal due gennaio, primo giorno lavorativo dell’anno, la liberalizzazione degli orari dei negozi è legge. Ed è totale. Nessuna eccezione. Nessun limite. Nessuna domenica esclusa. Apertura no-stop, 365 giorni all’anno, per tutti gli esercizi commerciali. Così recita il decreto: «Gli esercizi commerciali, comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande, potranno operare, come prevede la legge, senza limitazione su orari di apertura e chiusura, chiusura domenicale e festiva, nonché sulla mezza giornata di chiusura infrasettimanale». E l’effetto del decreto “Salva Italia” del governo di Mario Monti. Una vera e propria rivoluzione soprattutto in Friuli Venezia Giulia dove sulle chiusure domenicali, 29 imposte per legge, si è consumato uno degli scontri politici più epici degli ultimi anni.

Una disfida trasversale: tra centri commerciali e Confcommercio, tra il Friuli e Trieste, tra la Chiesa e mondo della politica e dell’economia. Ora, dopo la manovra Monti, non c’è specialità regionale che tenga. Spazzati via in un colpo solo anni di polemiche, di ricorsi e controricorsi al Tar. «La norma è entrata automaticamente in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale - spiega l’assessore regionale al Commercio, Angela Brandi -. Dal 2 gennaio i negozi possono tenere sempre aperto. Noi siamo obbligati ad adeguarci visto che si tratta di un intervento a tutela della concorrenza. A questo punto diventa ininfluente la modifica della norma regionale, perché in questo caso, che riguarda la libera concorrenza, la specialità non ha potere». All’assessore triestino la “deregulation” imposta da Roma non deve dispiacere più di tanto. Il Pdl giuliano è schierato da sempre contro le chiusure domenicali. La Regione invierà la prossima settimana una circolare a tutti i comuni della Regione, alle Camere di commercio e alle associazioni di categoria rendendo nota la liberalizzazione degli orari di apertura e chiusura dei negozi» fanno sapere all’assessorato regionale al Commercio. Una circolare, non una delibera. E quindi una semplice comunicazione. Nessun ricorso alla Corte Costituzionale come invece hanno annunciato la Toscana e il Piemonte. Anche il Veneto ci sta pensando.

Gli stessi commercianti, finora ostinatamente contrari, non nutrono troppe speranze. E fanno buon viso a cattivo gioco. «Non possiamo che prendere atto della liberalizzazione degli orari del decreto Monti. E lo stesso deve fare Regione nonostante la sua specialità e autonomia. I consulenti legali della confcommercio nazionale non hanno dubbi in proposito» spiega Franco Rigutti, presidente regionale della Confcommercio. «Finalmente siamo allineati alle normative dei paesi più evoluti. Costringerà tutti a essere più creativi» spiega Giuseppe Giovarruscio di ritorno dal capodanno a Berlino. «Siamo tra il soddisfatto e l’insoddisfatto» sintetizza Rigutti. Una via di mezzo. «La Regione, secondo i consulenti degli di Confcommercio, non può fare altro che applicare il decreto, nonostante la sua specialità e l’autonomia». E quindi? «Liberalizzazione per tutti» come tuona il presidente nazionale Carlo Sangalli. «In questi anni il nostro settore - aggiunge Rigutti - è stato protagonista del più importante processo di liberalizzazione del paese. Prima le tabelle merceologiche, poi i metri di distanza dei metri tra un negozio e l’altro, poi le licenze. Abbiamo già dato. Ora è il caso che ci si rivolga gli altri settori». Tassisti, farmacisti, notai, tanto per fare dei nomi. «Se liberalizzazione deve essere, lo sia per tutti» sbotta Rigutti. I rischi, comunque, ci sono: la liberalizzazione rischia di penalizzare i piccoli commercianti e favorire la grande distribuzione. «Troppa libertà vuol dire anche tanta confusione. E necessario arrivare quanto prima all’autoregolamentazione della categoria. C’è il rischio di avere un negozio aperto e tre chiusi. E do non capire niente. Dobbiamo offrire certezze ai clienti. Altrimenti nel dubbio uno non viene». Il commercio fuori orario non è contemplato.

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