Nella scuola senza fondi scatta il restauro “fai da te”

TRIESTE Recupero e valorizzazione degli spazi. È l'imperativo del liceo Oberdan. Da quest'anno scolastico infatti molti studenti sono impegnati in progetti di riqualificazione dei locali dell'istituto. Le strutture interessate? La biblioteca, l'auditorium e le tre aule di fisica. Una misura necessaria, visto lo stato di abbandono in cui versano da anni e la mancanza di fondi dell’istituo. Situazione aggravata dalla chiusura della Provincia, ente proprietario dell’edificio, con il quale la dirigente Rocco aveva avviato un percorso di ammodernamento e ristrutturazione.
Alla biblioteca è dedicato il progetto Fahrenheit, di cui è referente Camilla Pasqua, docente di lettere. Un titolo evocativo - che si ispira al noto romanzo di Ray Bradbury - per sottolineare l'importanza della cultura e della memoria in una società democratica. Aspetto che la politica sembra non percepire. «Le biblioteche scolastiche in Italia sono spesso abbandonate perché non esistono figure professionali tenute a gestirle - denuncia Pasqua - dobbiamo renderci conto che non stiamo parlando di magazzini pieni di vecchie carte, ma di un patrimonio culturale che appartiene a tutta la città». Prosegue l'insegnante: «Fino a qualche anno fa alcuni docenti avevano delle ore libere da dedicare alla biblioteca, ma le ultime riforme hanno saturato l’orario di servizio e aumentato il carico di lavoro burocratico».
Oltre venti ragazzi sono impegnati nel percorso, valido per l'alternanza scuola-lavoro. Nella prima fase gli studenti e le studentesse hanno ricevuto nozioni di biblioteconomia grazie al contributo di due formatrici esterne: le dottoresse Norio e Bevilacqua. Il passaggio successivo, ancora in corso, è lo scarto dei libri non compatibili con la biblioteca, che verranno spostati in altri punti lettura. Il riordino della sala di lettura potrebbe dare maggiore vitalità alla scuola, come suggerisce Andrea Baldassi, al quarto anno: «Molti di noi sarebbero felici di avere un luogo dove studiare e incontrarsi nel pomeriggio, a lezioni concluse». Della stessa idea Chiara Gagliardo, anche lei al quarto anno: «Mi sono avvicinata a Fahrenheit per curiosità, sono convinta che far rivivere gli spazi non utilizzati sia fondamentale». Così, invece, Eleonora Giurgevic: «Grazie a questa esperienza ho appreso un altro modo di consultare le fonti - dice - l'attività di ricerca è più complessa, ma molto stimolante».
Per quanto riguarda le aule scientifiche, la riqualificazione è affiancata da un percorso di approfondimento storico. Anche in questo caso il progetto è a carico della scuola, inserito nel piano dell'offerta formativa. Come raccontano le responsabili Ferrati, Severi e Ravagnan (docenti di matematica e fisica) l'intenzione è di rendere più accessibili i laboratori. Contemporaneamente però, studenti e insegnanti stanno facendo i conti con l'enorme quantità di strumenti e manuali scientifici abbandonati lì da anni. «Visto il valore storico dei materiali, abbiamo deciso di realizzare un polo museale interno all'istituto - dicono le professoresse - alcuni di questi risalgono a metà Ottocento».
Un fatto che non stupisce: all'epoca dell'Impero austroungarico la sede del liceo ospitava la Civica Scuola Reale superiore, il cui patrimonio librario e scientifico è rimasto intatto. «Credo sia nostro dovere aprirci al territorio con un'esposizione - sostiene Silvia Girardi, al quinto anno - per far conoscere un pezzo di storia della città». Come testimonia Francesca Senn, anche lei al quinto anno, il lavoro di ricerca coinvolge direttamente i ragazzi: «Sceglieremo alcuni apparecchi scientifici per approfondirne la storia e il funzionamento». Un'idea affascinante dal punto di vista di Vittoria Martinolli: «È straordinario confrontare i metodi dell'attuale tecnologia con gli esperimenti che si facevano oltre un secolo fa». «Le politiche degli ultimi cinquanta anni hanno trascurato l'edilizia scolastica, dobbiamo costruire i progetti in autonomia rispetto agli enti locali - dichiara la dirigente Maria Cristina Rocco - le strutture che stiamo recuperando erano abbandonate da decenni, non potevamo aspettare in eterno un finanziamento».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








