Nell’edilizia crescono ore lavorate e contratti della fascia under 30

L’edilizia di inizio millennio non ha pace: proprio quando da un paio di anni il settore aveva rialzato la testa, il coronavirus rischia di afflosciarne nuovamente le performance. Alle piccole aziende che gli chiedono “che fare?” in questa congiuntura sanitaria, il direttore della Cassa edile triestina Armando Marcucci, in controtendenza rispetto alle associazioni datoriali, consiglia di andare avanti «perché siamo pur sempre, come recita l’articolo 1 della Costituzione, una repubblica fondata sul lavoro».
Una battuta con cui Marcucci vorrebbe non riavvolgere la pellicola per evitare di rivedere una crisi durata troppi anni. Anche il primo quadrimestre dell’anno edile (ottobre-gennaio) aveva fornito risposte incoraggianti: il numero delle ore lavorate è salito a 745.518 contro le 720.075 dell’analogo periodo 2018-19, in cifra tonda 25.443 ore in più e in percentuale un +3,53%. A gennaio, in particolare, hanno operato 130 addetti in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Numeri ritenuti soddisfacenti da Marcucci per due ragioni: perché migliorano un dato in crescendo e perché riguardano i mesi più fiacchi, quando molte aziende vanno in letargo e i cantieri languono.
Il direttore della Cassa ritiene che l’incremento sia diffuso, nel senso che tocca la committenza privata e quella pubblica. Conferma alcuni spunti statistici già emersi in dicembre, allorquando ebbe ad esaminare le cifre 2018-19: in primo luogo la media aziendale degli addetti si è stabilizzata a quota 4,5 contro la precedente 3,5; in seconda battuta le imprese triestine sono il 54% del totale, rappresentando in gran parte le realtà più piccole dal punto di vista dimensionale. Vale la pena chiarire che s’iscrive alla Cassa anche l’azienda non domiciliata a Trieste che però ha aperto un cantiere a Trieste, per il periodo in cui lavorerà in loco.
Invece un promettente dato nuovo riguarda l’anagrafe dei lavoratori: l’edilizia - osserva Marcucci - torna a tirare tra i giovani, in quanto la fascia 16-29 è salita al 15-16% in confronto al 12% cui era scesa negli anni scorsi. Chiaro che il miglioramento delle statistiche occupazionali, dopo 7 anni consecutivi di forte flessione, ha contribuito a rendere più attraenti betoniera e impalcatura.
Interessante il contesto etno-professionale, che sottolinea il robusto contributo conferito all’edilizia triestina dall’area est-europa. Su un numero di iscritti alla Cassa oscillante tra le 1600 e le 1700 unità, i lavoratori italiani sono il 35% e quelli stranieri il 65%. Premessa una certa variabilità statistica, le nazionalità al momento più rilevanti dal punto di vista quantitativo sono quelle romena e kosovara, entrambe con circa 300 addetti. Marcucci evidenzia il ritorno dei serbi, che, in seguito alla grande crisi di inizio decennio, erano rientrati in patria o si erano dedicati ad altre occupazioni: in questa fase ne sono censiti 170, tra il 10 e il 12% del totale.
A dir il vero non cala neanche il cosiddetto dumping sociale, cioè le forme di evasione/elusione di carattere retributivo e contributivo. Un classico del genere è il ricorso a contratti non edili, come il metalmeccanico o addirittura il giardinaggio. Marcucci stima le pratiche illegali/scorrette superiori al 30% di quanto viene verificato dalla Cassa, che opera con quattro addetti part time (più Marcucci). Il presidente dell’istituto Marcello Dell’Erba (Decoma) ha allo studio un’azione “forte” per ridimensionare una costante sfida alle entrate. —
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