Niente Tac, muore a 40 giorni dall’incidente

Quattro ortopedici di Cattinara indagati per il decesso di uno scooterista causato da un edema cerebrale
Di Corrado Barbacini
BRUNI TRIESTE 02 11 07 incendio via vigneti:la signora intossicata
BRUNI TRIESTE 02 11 07 incendio via vigneti:la signora intossicata

Tutto è iniziato con un banale incidente tra uno scooter e un furgoncino. Erano le 15 del giorno 7 luglio. Al momento quello accaduto all’incrocio tra via Roma e via Valdirivo era apparso senza gravi conseguenze, uno dei tanti incidenti che spesso accadono in città.

Ma dopo 40 giorni il motociclista è morto all’ospedale di Cattinara. Si chiamava Francesco Vassillich e aveva 65 anni. Era stato ricoverato in vari reparti ma il suo malessere era stato attribuito a una forma di depressione. In realtà aveva un grosso edema cerebrale scoperto dalla Tac troppo tardi. Il cervello era già compromesso.

Per questa vicenda quattro medici della divisione ortopedica dell’ospedale di Cattinara sono accusati di omicidio colposo, per non aver impedito il decesso di Francesco Vassillich sottoponendolo con adeguata tempestività all’esame della Tac successivo a quello effettuato al momento dell’arrivo in ospedale. Indagato anche il conducente del furgone. Ieri mattina il medico legale Fulvio Costantinides ha effettuato l’autopsia disposta come accertamento tecnico non ripetibile dal pm Matteo Tripani, il magistrato titolare dell’indagine. Costantinides è stato nominato, per questo caso, consulente della procura. All’autopsia erano presenti anche i consulenti dei quattro ortopedici e del conducente del furgone. Si tratta dei medici legali Raffaele Barisani, Enrico Belleli, Carlo Moreschi e Pier Riccardo Bergamin. Il perito nominato dal pm avrà sessanta giorni di tempo per definire le cause della morte di Francesco Vassillich.

L’indagine del pm Tripani è scattata una settimana fa. Dopo la morte dello scooterista i famigliari tramite l’avvocato Luca Vecchioni hanno presentato un pesante esposto in procura. Secondo la loro versione, se i medici della divisione ortopedica avessero disposto in tempi brevi l’esame della Tac, avrebbero potuto salvarlo. Nell’esposto viene ripercorsa la tragica storia clinica di Vassillich.

Al pronto soccorso gli era stato diagnosticato un trauma toracico e al bacino e gli era stata effettuta una Tac all’addome e al cranio. Poi era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dove era rimasto fino al 16 luglio per essere trasferito alla divisione ortopedica.

I problemi sempre più gravi sono iniziati però il 24 luglio. Vassillich manifestava mal di testa ricorrenti, vomito, inappetenza, disturbi della vista e sonnolenza. La risposta, rilevano nell’esposto i familiari, era stata che si trattava «di un problema d’ordine psicologico depressivo», così si legge nell’atto.

Ma il 4 agosto Vassillich ha perso conoscenza poi ha avuto un arresto cardiorespiratorio. Finalmente era stato trasferito in terapia intensiva e tre giorni dopo gli è stata effettuata una Tac dalla quale era risultato che il 50 per cento del cervello era stato ischemizzato. Poi l’uomo è entrato in coma profondo e la morte è avvenuta giovedì 13 agosto.

Dopo la denuncia il pm Tripani ha disposto il sequestro della cartella clinica e ha avviato i primi accertamenti effettuando alcuni interrogatori. La domanda alla quale il magistrato sta cercando di avere risposta è semplice: perché nessuno si è accorto dell’estendersi dell’ematoma nella testa di Vassillich nel mese di degenza alla divisione ortopedica?

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo