Norme Ue, pescato dimezzato: il prezzo dei sardoni alle stelle

Preso meno pesce con le maglie più larghe delle reti. In qualche bottega del centro di Trieste  i clienti si sono sentiti chiedere anche 14 euro per un chilo di sardoni, fino a pochi giorni fa venduti a 6-7 euro
TRIESTE Più che un’asta del pesce, quella andata in scena ieri mattina al mercato ittico all’ingrosso sembrava una vendita all’incanto battuta da Criestie’s. Colpa dei prezzi schizzati letteralmente alle stelle. Otto euro per un chilo di moli, di solito quotati attorno ai 3 euro. Dodici per la stessa quantità di ”ribaltavapori”, ghiottoneria che in genere non supera i 4 euro al chilo. Cinquanta euro per una cassetta da 7 chili di sardoni, normalmente acquistata per meno di 30.


Quotazioni all’ingrosso altissime, che hanno poi fatto sballare le cifre riportate nei cartellini della merce venduta al dettaglio nelle pescherie. Al punto che in qualche bottega del centro, i clienti si sono sentiti chiedere anche 14 euro euro per un chilo di sardoni, fino a pochi giorni fa venduti a 6-7 euro, e 19.90 per la stessa quantità di latterini, prima offerti a meno della metà.


A determinare un simile impazzimento del mercato, secondo le cooperative di pescatori, è stata la temuta e nefasta entrata in vigore del nuovo regolamento europeo, che ha imposto di aumentare le dimensioni delle maglie delle reti a strascico - passate da 2 a 5 centimetri -, e di dimezzare l’altezza delle saccaleve. Limitazioni sperimentate per la prima volta l’altra notte (le direttive comunitarie sono scattate ufficialmente il 1 giugno ndr) con risultati definiti dagli addetti ai lavori ”semplicemente disastrosi”. «I pescherecci usciti in mare sono rientrati a terra con il 50% del pescato in meno - ha spiegato il responsabile regionale dell’Agci Agrital Guido Doz, nel corso di un’animata assemblea a cui hanno preso parte anche i rappresentanti dei pescatori di Marano -. Con le nuove reti a strascico, i pesci più piccoli restano impigliati nelle maglie e, per effetto della velocità delle barche, muoiono praticamente subito. Una circostanza che da un lato riduce drasticamente il guadagno per il pescatore, dall’altro vanifica l’effetto indicato dalle nuove normative, cioè la salvaguardia delle specie che popolano i nostri mari. Gli unici contenti della novità sono i gabbiani, che recuperano cibo in abbondanza senza far fatica. Chi ci rimette, in tutto questo, sono invece i consumatori, costretti a sborsare prezzi assurdi. Talmente assurdi che io, questa mattina (ieri ndr), mi sono rifiutato di aprire il banco in piazza Ponterosso: mi vergognavo a chiedere alla gente cifre così spropositate, 4-5 volte superiori rispetto al solito».


E se il primo test effettuato nella giornata di ieri ha prodotto risultati tanto deludenti, quello di oggi rischia di rivelarsi ancora più sconfortante. Stamattina infatti alle aste all’ingrosso parteciperanno anche i pescatori sloveni e croati che, a differenza di quelli di casa nostra, non sono tenuti al rispetto del nuovo regolamento. «Questo significa che invaderanno il mercato triestino con specie che noi non siamo più in grado di pescare, come triglie, moscardini e seppioline - ha continuato Doz -. Inoltre venderanno a prezzi molto più bassi quel pesce azzurro, dai sardoni agli sgombri, che con le nuove reti i pescatori del Friuli Venezia Giulia riescono a portare a terra in quantità ridottissime. Saremo vittime di una vera e propria concorrenza sleale che rischia di rovinarci del tutto. L’Europa parla tanto di specie ittiche in via d’estinzione. Ma, di questo passo, ad estinguerci saremo proprio noi addetti ai lavori».


Anche perchè, sostengono i rappresentanti delle cooperative, a rendere la vita ai pescatori oltre all’Europa è pure la Capinateria di porto. Per assicurare il rispetto del nuovo regolamento, infatti, la Guardia costiera avrebbe annunciato l’avvio di una politica di tolleranza zero che rischia di fare molto male a chi sgarra. «Per chi esce in mare con le vecchie reti sono previste multe fino a 6 mila euro e il sequestro del mezzo - conclude il portavoce dell’Agci -. E sono scattati anche controlli rigorosissimi sui motori, che hanno già portato al fermo di una ventina di imbarcazioni a Marano, e le prime sanzioni da 2 mila euro per la mancata segnalazione luminosa delle reti da pesca in mare. Cercare stratagemmi per eludere le norme quindi non conviene. Bisogna battere i pugni a Bruxelles per ottenere un cambio delle regole. Se invece rimarrà tutto così com’è, non avremo alternative e saremo tutti costretti a cambiare mestiere».

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