Nozze gay, Omero: al Comune non chiedo la trascrizione

L’ex assessore e il suo compagno sposi in Usa nel 2013: già allora proposi a Cosolini la trascrizione, non ha avuto coraggio
Il bacio dopo il sì tra Fabio Omero e il marito Tomas Rigali a New York
Il bacio dopo il sì tra Fabio Omero e il marito Tomas Rigali a New York

Non ha certo bisogno di una carta bollata per continuare a vivere, come felicemente fa da molti anni in piana trasparenza, assieme a Tomas Rigali. E del resto già la vanta, anche se in Italia non vale e anche se per ottenerla è dovuto volare a New York dove i due si sono sposati nell’estate del 2013. No, l’azione che Fabio Omero - già poco dopo quel viaggio - avrebbe voluto fare mirava a essere squisitamente politica. Perché da Trieste sarebbe rimbalzata in tutta Italia per accendere i riflettori sui diritti degli omosessuali. Non se ne è fatto nulla. Né si farà.

Omero non lo nasconde: sono loro, Fabio e Tomas, la coppia - la prima e l’unica sinora a Trieste - che a luglio ha chiesto al Comune il riconoscimento anagrafico del vincolo contratto negli Stati Uniti. Il sindaco pochi giorni fa (senza ovviamente citare gli interessati) si è detto pronto a esaminare la richiesta, che però va perfezionata con un’apostille, una certificazione che convalida sul piano internazionale l'autenticità di un atto pubblico. Quell’apostille manca e mancherà. La coppia non intende presentarla. Perché nel frattempo sindaci di altre città - nella nostra regione per la prima volta di recente Furio Honsell a Udine - hanno trascritto nei registri matrimoni tra persone dello stesso sesso. E dopo avergli proposto di essere il primo, e non nel solo Friuli Venezia Giulia, «non mi va di contribuire a far passare Roberto Cosolini per liberal, solo ora però, saltando sul carro in scia ad altri primi cittadini che si sono già mossi», dice Omero, tra i fondatori dell’Arcigay di Trieste. segretario provinciale dei furono Ds, ex capogruppo del Pd in Comune e infine assessore della giunta Cosolini fino al marzo del 2013, «quando il sindaco mi chiese di dimettermi senza dirmene i veri motivi».

Cosolini: «Nozze gay, sì alla firma ma non ci sono domande»
Un matrimonio gay celebrato a New York

Ma la domanda dello scorso luglio, si diceva, è l’ultimo atto di una storia di più vecchia data. «Già un anno fa un avvocato che a livello nazionale si occupa di diritti di omosessuali, uno dei consulenti dell’Arcigay, mi aveva proposto di capire se il sindaco fosse disponibile a registrare il mio matrimonio, o comunque ad avviare la pratica. Il primo cittadino è l’ufficiale anagrafico, può agire dunque senza nemmeno coinvolgere i dirigenti anche se un ministro poi gli può imporre altre decisioni. La nostra voleva essere un’azione politica, di “disobbedienza civile”, diciamo. Tramite una persona di comune fiducia ho fatto pervenire la proposta a Cosolini, ma lui non ha dimostrato grande coraggio: la risposta è stata no», racconta Omero.

Accadeva, tutto questo, prima che il Tribunale di Grosseto accogliesse - per la prima volta a quanto sembra - lo scorso aprile il ricorso di una coppia maschile. E prima, naturalmente, che sul tema si riaccendessero così prepotentemente come lo sono oggi i riflettori. Dopo la sentenza toscana Omero, anche su sollecitazione di associazioni per i diritti degli omosessuali, ha deciso di avanzare l’istanza. Quella per la quale ha scoperto appunto mancare un documento. Superflua dunque per ora l’ammonizione preventiva della Curia: in Comune al momento non ci sono domande da prendere in considerazione. Intanto Omero resta in attesa di vedere «cosa sarà in grado di proporre il governo Renzi» in materia di unioni civili. Sebbene il suo sogno è che il termine da usare, prima o poi, diventi “matrimonio”. Anche per Fabio e Tomas.

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