Nulla fu risparmiato a Francesco Giuseppe Neanche la cartolina

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Il penultimo conte di Gorizia si spense 102 anni fa a Schönbrunn a Vienna, il 21 novembre 1916 all’età di 86. Era Francesco Giuseppe e secondo l’aneddoto pare che saputo della morte di Sissi, sposata nel 1854 e pugnalata dall’anarchico italiano Lucheni nel 1898, abbia profferito «nulla mi è stato risparmiato su questa terra».
Il suo, infatti, fu un lungo regno, di 68 anni costellati da nefasti eventi.
Nel 1859, dopo aver rimosso il feldmaresciallo Gyulay, a soli 29 anni assunse il comando dell’esercito austriaco in Italia. Un disastro, sconfitto a San Martino e Solferino (dall’era napoleonica la più sanguinosa delle battaglie, tanto da far nascere la Croce Rossa e convincere il giovane imperatore a ripudiare la guerra rinunciando ad ogni comando militare futuro), conservando fortunosamente il Veneto dovette cedere la Lombardia al Regno di Sardegna.
Nel 1867, il fratello Massimiliano eletto 4 anni prima imperatore del Messico venne fucilato a Queretaro dai rivoluzionari di Benito Juárez; nel 1889 il figlio erede al trono Rodolfo si suicida a Mayerling con la baronessa Maria Vetsera, giovane amante di 17 anni; nel 1857 aveva già perso la prima figlia Sofia di polmonite a Budapest; nel 1914 il nipote erede al trono Francesco Ferdinando viene ucciso a Sarajevo il 28 giugno assieme alla moglie Sofia, dallo studente serbo Gavrilo Princip; il 23 luglio dello stesso anno – ancorché riluttante– convinto dal governo firma l’impossibile ultimatum alla Serbia, l’avvio della Grande guerra.
Oltreché mortifere armi, il conflitto fu combattuto anche con la moderna propaganda, con la satira degli attori su giornali e manifesti: Vittorio Emanuele tappo in veste di re sciaboletta e Francesco Giuseppe vecchio gallinaccio, come in questa cartolina titolata “Maratona: Gorizia-Vienna” e disegnata da Guido Moroni Celsi (1885-1962), romano e fumettista per il Corriere dei Piccoli e Topolino.
La cartolina, spedita da Longarone il 13 aprile 1916 con i “saluti e baci” di tale Umberto e pervenuta il giorno dopo in Liguria all’amica Emma, mostra in monocromo Francesco Giuseppe sulla pista di un campo sportivo: un maratoneta in mutande con l’Aquila bicipite sulla canotta a righe, che bersagliato da sassi e ortaggi torna correndo a Vienna nel pungolo di una baionetta.
Poco dopo, l’8 agosto cadeva Gorizia stremata da 15 mesi d’assedio: la perdita di quella che amava definire “Perla della Corona”, fu per lui l’ultima delle ultime “grandi” cattive notizie. —
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