Nuova misura per aiutare le famiglie: un assegno unico ai figli con 250 euro di importo massimo

Metterà ordine nell’attuale e variegato panorama. Per determinare l’importo ci si baserà sull’Isee del nucleo di appartenenza
Una famiglia in una foto simbolica
Una famiglia in una foto simbolica

UDINE Debutterà nel mese di luglio l’assegno unico per le famiglie che promette di rivoluzionare il variegato panorama delle misure di sostegno alla genitorialità. Anzitutto facendo pulizia.

Il contributo mensile andrà infatti a sostituire gradualmente tutte le misure (12) che sono attualmente in vigore. Dal bonus bebé al fondo di sostegno alla natalità, dalle detrazioni Irpef per i figli a carico agli assegni per nucleo familiare.

Approvato alla Camera lo scorso 21 luiglio, martedì è stato licenziato in via definitiva anche al Senato. Si tratta di una legge delega al Governo, che dovrà essere seguita a stretto giro dai decreti attuativi, così da arrivare a far debuttare l’assegno – come promesso – entro il mese di luglio.

Ma in cosa consiste e come funziona? Si tratta di un contributo che potrà essere detratto o corrisposto in denaro a tutte le famiglie e che sarà erogato mensilmente per ognuno dei figli a carico, dal settimo mese di gravidanza fino ai 18 anni e ancora ai 21 (in misura ridotta) a patto che il figlio sia impegnato negli studi o disoccupato in cerca di lavoro. Varrà da un minimo di 50 euro a un massimo di 250 e sarà calcolato in base all’Isee della famiglia e al numero dei figli, maggiorato a partire dal terzo, ma anche in caso di ragazzi con disabilità così come di giovani madri, di età inferiore ai 21 anni.

Pochi, o meglio essenziali, i requisiti richiesti ai beneficiari che, oltre ad avere figli a carico, dovranno essere residenti in Italia ed essere soggetti, sempre nel Belpaese, al pagamento dell’imposta sul reddito. Per la definizione dell’ammontare esatto dell’assegno contribuirà l’entità delle risorse a disposizione, che a oggi ammontano a 20 miliardi di euro, più i risparmi derivanti dalla progressiva soppressione dei bonus in vigore, e che il Governo punta però ad aumentare nell’ambito dei decreti attuativi, anche per evitare di penalizzare una parte delle famiglie che nel passaggio dal welfare attuale all’assegno unico rischiano di perderci. Stando alle prime simulazioni infatti, con la risorse a disposizione, l’80% delle famiglie (avendo un Isee sotto i 30 mila euro) andrebbe a percepire 161 euro mensili a figlio minorenne, ridotti a 67 per quelle con Isee superiore a 52 mila euro. Caso in cui si trovano circa 1,35 milioni di famiglie italiane che vedrebbero così assottigliarsi i sostegni per i figli a carico (le detrazioni oggi valgono 1.220 euro e 950 euro l’anno rispettivamente per figli con meno o più di tre anni).

Certamente ridotto sarà l’assegno per i figli di età compresa tra i 18 e i 21 anni, che potranno chiedere di farsi accreditare l’assegno unico direttamente (nelle intenzioni del legislatore per favorirne l’autonomia).

Avranno diritto al contributo come detto solo nel caso frequentino un percorso di formazione scolastica, professionale o ancora un corso di laurea, svolgano un tirocinio o un’attività lavorativa limitata con un reddito inferiore a un determinato tetto annuale o ancora il servizio civile. L’importo sarà invece aumentato, dal 30 al 50 per cento nel caso di famiglie che hanno figli disabili.

Oltre alla semplificazione normativa, la rivoluzione investe anche la platea dei beneficiari. Decisamente più ampia rispetto all’attuale.

Il principio sul quale si basa la legge delega è infatti quello dell’universalità, senza distinguo di condizione lavorativa, reddito e stato civile.

Una rivincita per incapienti, autonomi e partite Iva, che fin qui erano in gran parte esclusi dai sostegni, essendo questi ultimi legati al contratto di lavoro dipendente e alle detrazioni. —

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