Oltre un migliaio per la Festa del sacrificio a San Luigi: «Il nostro pensiero va a Gaza»
A fronte della situazione in Medio Oriente, il presidente Akram ha centrato il suo discorso sull’importanza di «unirsi tutti insieme per partecipare attivamente negli aiuti umanitari da inviare a Gaza»

“In questo giorno di festa è importante ricordare alcuni insegnamenti del Corano come la libertà di culto, i diritti delle donne, della famiglia e del singolo individuo. È un giorno in cui bisogna pensare in particolare ai più poveri e fare delle donazioni in segno di fratellanza e pace.”
È iniziato così oggi, venerdì 6 giugno, il discorso del presidente della comunità islamica di Trieste Omar Akram, in occasione di Eid al-Adha, la festa del sacrificio che unisce le tre religioni monoteiste in ricordo di Abramo, chiamato a sacrificare un montone in segno di rispetto a Dio.
La cerimonia si è tenuta nel campo sportivo di San Luigi e ha visto la partecipazione di oltre un migliaio di mussulmani, tra i quali circa 250 donne e bambini, sempre posizionati in fondo, dietro agli uomini.

Tutti i partecipanti si sono recati al centro del campo vestiti con gli abiti da festa e verso le 9:30 è iniziata la preghiera ad Allah guidata dall’Imam Osama. Colori accesi, abbracci e saluti hanno rappresentato un’atmosfera di unione che definisce da sempre la festa del sacrificio, considerata uno dei momenti del credo mussulmano più sentito da tutte le 50 nazionalità e le oltre 30 etnie che vivono a Trieste e partecipano agli incontri della moschea di via Maiolica.
Anche la festa di fine Ramadan, che a marzo aveva visto circa la stessa affluenza di persone, è infatti uno dei momenti più attesi e sentiti dalla comunità. A fronte della situazione in Medio Oriente, il presidente Akram ha centrato il suo discorso sull’importanza di “unirsi tutti insieme per partecipare attivamente negli aiuti umanitari da inviare a Gaza.”
L’associazione islamica, infatti, ha proposto una raccolta fondi per l’acquisto del Kurban, la carne che viene mangiata durante la festa del sacrificio, sempre condivisa con i più poveri, in segno di accoglienza secondo le regole previste dalla cerimonia. Per l’occasione, Akram ha sollecitato i fedeli a iscriversi al gruppo whatsapp della moschea che conta oltre 750 contatti: “In questo momento storico di tragedia e massacro, è nostro dovere aiutare chi è in difficoltà. Iscriversi alla chat è gratis e vi permette di essere aggiornati anche sui nostri incontri e sui corsi che teniamo durante tutto l’anno.”

“I nostri cuori sono infranti – continua - e il nostro pensiero va a Gaza perché non c'è limite all'orrore. Quello che sta avvenendo è una pulizia etica, una deportazione. Hanno ucciso tutti gli esseri umani, distrutto case, moschee, cimiteri. Oltre 19 mila bambini sono stati trucidati e oltre 15 mila donne massacrate. Sono senza cibo, senza elettricità e bevono acqua inquinata. I bombardamenti stanno continuando su scuole, case e ospedali. Ci sono voluti quasi due anni per svegliare le coscienze dei politici occidentali che hanno appena cominciato a parlare timidamente dei crimini a Gaza. È il momento di condannare questo massacro e chiedere che vengano applicate le regole dei diritti internazionali. Perché si possa parlare di pace, prima deve esserci giustizia.”
La cerimonia si è conclusa con i banchetti divisi tra uomini e donne, ricchi di dolci tipici, bevande e salatini per onorare le rinunce fatte fino al giorno della festa, come simbolo di gratitudine per l’abbondanza e la possibilità di condividerla.
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