Omicidi e attentati nel dopoguerra, l’Anpi non ha mai chiesto scusa

Sono trascorsi 73 anni dalla fine della guerra: un tempo sufficiente per meditare, riconoscendo le proprie colpe e le proprie falsità. L’Anpi e tutte le forze di sinistra non riconoscono la storia e...
Bonaventura Monfalcone-11.09.2018 Monumento a Dominutti-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-11.09.2018 Monumento a Dominutti-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

Sono trascorsi 73 anni dalla fine della guerra: un tempo sufficiente per meditare, riconoscendo le proprie colpe e le proprie falsità. L’Anpi e tutte le forze di sinistra non riconoscono la storia e hanno fatto di tutto e continuano a farlo per sostenere una verità storica che non esiste. I partigiani comunisti giuliani hanno combattuto strenuamente per liberare il Friuli Venezia Giulia dal nazifascismo, ma non per l’Italia bensì per separare la Venezia Giulia dall’Italia e annetterla alla Jugoslavia.

Non possono continuare a dire che hanno liberato queste terre per l’Italia senza essere tacciati di falsità. Durante la guerra si sono resi responsabili di uccisioni di chi combatteva i nazifascisti per l’Italia e non per la Jugoslavia. L’eccidio di Porzus con l’uccisione di un gruppo di partigiani ossovani, per anni coperto dall’Anpi e dalle forze di sinistra, è l’esempio più eclatante. Durante l’occupazione jugoslava della Venezia Giulia nel ’45 i partigiani comunisti filotitini a guerra ormai finita hanno collaborato con gli jugoslavi per deportare ed uccidere civili, ex militari ed ex appartenenti alle forze dell’ordine. L’Anpi non ha mai chiesto scusa ai parenti delle vittime e all’Italia. Nel ’46 hanno continuato a operare, naturalmente assieme alle forze di sinistra di cui erano il braccio armato, per la separazione dall’Italia e l’annessione alla Jugoslavia anche durante la visita della Commissione interalleata per la definizione dei confini.

I partigiani comunisti filojugoslavi hanno compiuto in quel periodo tre attentati contro le forze armate americane ed inglesi, la prima sul Vallone con l’uccisione di un militare americano e il ferimento di altri due; la seconda sempre sul Vallone contro una camionetta inglese e la terza contro un automezzo americano. Non cercavano di convincere ma uccidevano chi non la pensava allo stesso modo. In quel periodo nel monfalconese sono stati assassinate diverse persone come il ferroviere Preleani, l’avvocato Giuseppe Ventrella, l’operaio socialista Agostino Perin, e l’autista del Town Major di Monfalcone Ottavio Nonnino (successivamente nel ’48 l’azionista Pietro Dominutti). Tutte queste persone si opponevano all’annessione alla Jugoslavia della Venezia Giulia e le loro uccisioni tendevano a indebolire il fronte degli oppositori. Ci furono, inoltre, cinque tentati omicidi, una decina di aggressioni gravi e un numero imprecisato di bastonature per non parlare delle intimidazioni ed umiliazioni inferte dai separatisti ed annessionisti a coloro i quali non accettavano le loro idee.

Renato Antonini

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