Omicidio di Visco: è stata un’esecuzione

VISCO. Le ha sparato guardandola in faccia. Tre colpi secchi: uno sotto una spalla, un altro alla testa e il terzo vicino al cuore. Premeditato o no, l’omicidio di Samantha Comelli si è consumato secondo le modalità dell’esecuzione. Un film agghiacciante e con un finale - questa volta annunciato - non meno drammatico: il suicidio dello stesso sicario. Il primo responso sui modi e i tempi della tragedia di Visco sono arrivati ieri, all’esito delle due autopsie eseguite dal medico legale Cristina Furioso sui corpi della vittima, 30 anni ancora da compiere e tanti sogni nel cassetto, e del suo assassino, il 32enne Michele Bertoia, marito della sorella Stefania.
La relazione conclusiva è attesa per la fine della settimana. Oggi, intanto, il pm Andrea Gondolo concederà il nulla osta alla sepoltura delle salme. Nelle prossime ore si procederà anche al dissequestro dell’abitazione, la villetta di via Montello teatro dell’omicidio-suicidio e nella quale Samantha abitava da sola, accanto a quelle dei genitori e della stessa famiglia Bertoia, oltre che del testamento scritto dal giovane la sera prima del delitto e lasciato a casa dei propri genitori, a Orcenigo di Zoppola, dove si era trasferito con il figlio dopo una lite con la moglie. Prima di dichiarare definitivamente chiuse le indagini, il magistrato incaricherà un consulente di verificare i tabulati delle ultime telefonate effettuate da Bertoia dal proprio cellulare. Compresa quella, disperata, fatta alla sorella Monica subito dopo avere ammazzato la cognata e poco prima di rivolgere la pistola contro di sè. «Ho combinato un casino con Samantha. Addio».
Tutti e tre frontali, dunque, i colpi esplosi da Michele contro la cognata attorno alle 8 di venerdì scorso. In mano, una Glock semiautomatica modello 19, calibro9x21, acquistata il pomeriggio precedente a San Martino al Tagliamento, insieme a un centinaio di proiettili. Ancora difficile stabilire la sequenza esatta degli spari. Quel che è certo è che a risultare fatali sono stati quelli rivolti alla testa e allo sterno. Stando alla comparazione tra i due cadaveri, tra la morte della ragazza e quella del suo sicario sarebbero trascorsi tra i 5 e i 10 minuti. Ed è proprio in quel lasso di tempo che Bertoia ha chiamato la sorella: uno sprazzo di lucidità, secondo gli investigatori, e poi il black-out. Spento il cellulare e appoggiati gli occhiali sul tavolo, il giovane si è seduto, si è puntato la canna della pistola alla gola, dal basso verso l’alto, e ha premuto il grilleto. Per l’ultima volta e portandosi così via per sempre il segreto di quell’insano gesto. Un “giallo” attorno al quale i carabinieri di Palmanova al comando del capitano Alfio Gullotta stanno ancora lavorando. Due, al momento, le ipotesi al vaglio: l’alterco sfociato in raptus omicida contro una cognata sopportata a fatica e, anzi, ritenuta l’artefice della propria crisi matrimoniale, oppure un preciso disegno criminale seguito da un altrettanto chiara volontà suicida.
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