Opera inedita di Crali alla casa del mutilato

Per mettere al sicuro un tesoro storico ne hanno scoperto uno artistico, di cui nessuno sospettava l’esistenza. Nei giorni scorsi, all’ingresso della Casa del Mutilato di corso Italia, 25, è stato riportato alla luce un affresco inedito di Tullio Crali, raffigurante una vanga, una vite e una lapide in marmo che ricorda la battaglia del Sabotino. Una scoperta tanto eccezionale quanto casuale: i soci dell’Anmig, infatti, avevano deciso di spostare in un luogo più sicuro il pannello che custodiva la prima bandiera italiana che a Cervignano accolse i bersaglieri il 24 maggio 1915.
Il cimelio storico, donato all’Anmig di Gorizia dalla famiglia Parmeggiani negli anni Ottanta, si trovava all’ingresso dell’edificio, alla mercè di chiunque. Per proteggerlo in attesa di poterlo valorizzare in occasione delle celebrazioni del centenario della Grande guerra, l’associazione dei Mutilati e invalidi di guerra ha quindi pensato di trasferirlo nella sua sede al piano superiore. «Dopo aver rimosso la bandiera e il pannello sottostante, che conteneva una riproduzione del monumento del Milite Ignoto di Aquileia, ci siamo trovati davanti questa sorpresa eccezionale - racconta ancora il presidente dell’Anmil Giovanni Picco -: dietro, nascosto da chissà quanti anni, c’era un affresco del futurista Tullio Crali di cui tutti ignoravano l’esistenza».
L’opera, presumibilmente eseguita negli anni Trenta, è in buone condizioni e, col suo tema agricolo, va a inserirsi perfettamente nel ciclo di tre affreschi di Crali che già arricchiscono la Casa del Mutilato. Due si trovano nell’atrio: il più grande (80 centimetri per un metro e 40 circa) raffigura alcuni contadini impegnati nel lavoro nei campi, mentre il secondo, delle dimensioni simili a quello scoperto in questi giorni, richiama ai temi del grano e della guerra, con un filo spinato a intrecciare due spighe. Fiore all’occhiello dell’edificio di corso Italia, 25, costruito nel 1874 dall’architetto Claricini come propria residenza, è però il grande affresco (tre metri per quattro) che troneggia al primo piano, raffigurante il ciclo del grano.
Dei quattro dipinti, quello che attualmente si trova nelle condizioni peggiori è quello dei “Mietitori” all’ingresso, che sta cadendo letteralmente a pezzi. «Tramite l’architetto Rossella Savognan di Brazzano abbiamo presentato alla Fondazione Carigo un progetto per il suo restauro e recupero - aggiunge Picco -, ma al momento non ci sono fondi a disposizione. Sarebbe invece auspicabile che gli organi che si occupano della storia di Gorizia valorizzassero e rendessero nota la presenza di questi lavori».
Non è la prima volta che la città si “dimentica” di valorizzare le opere del pittore futurista, goriziano d’adozione (Crali era nato per caso a Igalo, vicino le Bocche di Cattaro per trasferirsi nel capoluogo isontino all'età di 12 anni). Cosa che invece ha fatto addirittura il Guggenheim Museum di New York, scegliendo “Prima che il paracadute si apra” di Crali quale manifesto per la grande mostra sul futurismo italiano “The Italian Futurism 1909-1944”, inaugurata lo scorso 21 febbraio.
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